Commento, spiegazione e studio di 1 Corinzi 9:1-15, verso per verso
Non sono io libero? Non sono io apostolo? Non ho io veduto Gesù, il Signor nostro? Non siete voi l'opera mia nel Signore?
Se per altri non sono apostolo lo sono almeno per voi; perché il suggello del mio apostolato siete voi, nel Signore.
Questa è la mia difesa di fronte a quelli che mi sottopongono ad inchiesta.
Non abbiam noi il diritto di mangiare e di bere?
Non abbiamo noi il diritto di condurre attorno con noi una moglie, sorella in fede, siccome fanno anche gli altri apostoli e i fratelli del Signore e Cefa?
O siamo soltanto io e Barnaba a non avere il diritto di non lavorare?
Chi è mai che fa il soldato a sue proprie spese? Chi è che pianta una vigna e non ne mangia del frutto? O chi è che pasce un gregge e non si ciba del latte del gregge?
Dico io queste cose secondo l'uomo? Non le dice anche la legge?
Difatti, nella legge di Mosè è scritto: Non metter la musoliera al bue che trebbia il grano. Forse che Dio si dà pensiero dei buoi?
O non dice Egli così proprio per noi? Certo, per noi fu scritto così; perché chi ara deve arare con speranza; e chi trebbia il grano deve trebbiarlo colla speranza d'averne la sua parte.
Se abbiam seminato per voi i beni spirituali, e egli gran che se mietiamo i vostri beni materiali?
Se altri hanno questo diritto su voi, non l'abbiamo noi molto più? Ma noi non abbiamo fatto uso di questo diritto; anzi sopportiamo ogni cosa, per non creare alcun ostacolo all'Evangelo di Cristo.
Non sapete voi che quelli i quali fanno il servigio sacro mangiano di quel che è offerto nel tempio? e che coloro i quali attendono all'altare, hanno parte all'altare?
Così ancora, il Signore ha ordinato che coloro i quali annunziano l'Evangelo vivano dell'Evangelo.
Io però non ho fatto uso d'alcuno di questi diritti, e non ho scritto questo perché si faccia così a mio riguardo; poiché preferirei morire, anziché veder qualcuno render vano il mio vanto.