Commento, spiegazione e studio di 1 Tessalonicesi 2:2-12, verso per verso
anzi, sebbene avessimo prima patito e fossimo stati oltraggiati, come sapete, a Filippi, pur ci siamo rinfrancati nell'Iddio nostro, per annunziarvi l'Evangelo di Dio in mezzo a molte lotte.
Poiché la nostra esortazione non procede da impostura, né da motivi impuri, né è fatta con frode;
ma siccome siamo stati approvati da Dio che ci ha stimati tali da poterci affidare l'Evangelo, parliamo in modo da piacere non agli uomini, ma a Dio che prova i nostri cuori.
Difatti, non abbiamo mai usato un parlar lusinghevole, come ben sapete, né pretesti ispirati da upidigia; Iddio ne è testimone.
E non abbiam cercato gloria dagli uomini, né da voi, né da altri, quantunque, come apostoli di Cristo, avessimo potuto far valere la nostra autorità;
invece, siamo stati mansueti in mezzo a voi, come una nutrice che cura teneramente i propri figliuoli.
Così, nel nostro grande affetto per voi, eravamo disposti a darvi non soltanto l'Evangelo di Dio, ma anche le nostre proprie vite, tanto ci eravate divenuti cari.
Perché, fratelli, voi la ricordate la nostra fatica e la nostra pena; egli è lavorando notte e giorno per non essere d'aggravio ad alcuno di voi, che v'abbiam predicato l'Evangelo di Dio.
Voi siete testimoni, e Dio lo è pure, del modo santo, giusto e irreprensibile con cui ci siamo comportati verso voi che credete;
e sapete pure che, come fa un padre coi suoi figliuoli, noi abbiamo esortato,
confortato e scongiurato ciascun di voi a condursi in modo degno di Dio, che vi chiama al suo regno e alla sua gloria.