Commento, spiegazione e studio di 2 Corinzi 10:1-13, verso per verso
Io poi, Paolo, vi esorto per la mansuetudine e la mitezza di Cristo, io che quando sono presente fra voi son umile, ma quando sono assente sono ardito verso voi,
vi prego di non obbligarmi, quando sarò presente, a procedere arditamente con quella sicurezza onde fo conto d'essere audace contro taluni che ci stimano come se camminassimo secondo la carne.
Perché sebbene camminiamo nella carne, non combattiamo secondo la carne;
infatti le armi della nostra guerra non sono carnali, ma potenti nel cospetto di Dio a distruggere le fortezze;
poiché distruggiamo i ragionamenti ed ogni altezza che si eleva contro alla conoscenza di Dio, e facciam prigione ogni pensiero traendolo all'ubbidienza di Cristo;
e siam pronti a punire ogni disubbidienza, quando la vostra ubbidienza sarà completa.
Voi guardate all'apparenza delle cose. Se uno confida dentro di sé d'esser di Cristo, consideri anche questo dentro di sé: che com'egli è di Cristo, così siamo anche noi.
Poiché, quand'anche io mi gloriassi un po' di più dell'autorità che il Signore ci ha data per la edificazione vostra e non per la vostra rovina, non ne sarei svergognato.
Dico questo perché non paia ch'io cerchi di spaventarvi con le mie lettere.
Difatti, dice taluno, ben sono le sue lettere gravi e forti; ma la sua presenza personale è debole, e la sua parola è cosa da nulla.
Quel tale tenga questo per certo: che quali siamo a parole, per via di lettere, quando siamo assenti, tali saremo anche a fatti quando saremo presenti.
Poiché noi non osiamo annoverarci o paragonarci con certuni che si raccomandano da sé; i quali però, misurandosi alla propria stregua e paragonando sé con se stessi, sono senza giudizio.
Noi, invece, non ci glorieremo oltre misura, ma entro la misura del campo di attività di cui Dio ci ha segnato i limiti, dandoci di giungere anche fino a voi.