Commento, spiegazione e studio di 2 Corinzi 11:5-15, verso per verso
Ora io stimo di non essere stato in nulla da meno di cotesti sommi apostoli.
Che se pur sono rozzo nel parlare, tale non sono nella conoscenza; e l'abbiamo dimostrato fra voi, per ogni rispetto e in ogni cosa.
Ho io commesso peccato quando, abbassando me stesso perché voi foste innalzati, v'ho annunziato l'evangelo di Dio gratuitamente?
Ho spogliato altre chiese, prendendo da loro uno stipendio, per poter servir voi;
e quando, durante il mio soggiorno fra voi, mi trovai nel bisogno, non fui d'aggravio a nessuno, perché i fratelli, venuti dalla Macedonia, supplirono al mio bisogno; e in ogni cosa mi sono astenuto e m'asterrò ancora dall'esservi d'aggravio.
Com'è vero che la verità di Cristo è in me, questo vanto non mi sarà tolto nelle contrade dell'Acaia.
Perché? Forse perché non v'amo? Lo sa Iddio.
Ma quel che fo lo farò ancora per togliere ogni occasione a coloro che desiderano un'occasione; ffinché in quello di cui si vantano siano trovati uguali a noi.
Poiché cotesti tali sono dei falsi apostoli, degli operai fraudolenti, che si travestono da apostoli di risto.
E non c'è da maravigliarsene, perché anche Satana si traveste da angelo di luce.
Non è dunque gran che se anche i suoi ministri si travestono da ministri di giustizia; la fine loro sarà secondo le loro opere.