Commento, spiegazione e studio di 2 Samuele 1:6-16, verso per verso
Il giovine che gli raccontava queste cose, disse: "Mi trovavo per caso sul monte Ghilboa, e vidi Saul che si appoggiava sulla sua lancia, e i carri e i cavalieri lo stringevano da presso.
Egli si voltò indietro, mi vide e mi chiamò. Io risposi: "Eccomi."
Egli mi chiese: "Chi sei tu?" Io gli risposi: "Sono un Amalekita".
Egli mi disse: "Appressati e uccidimi, poiché m'ha preso la vertigine, ma sono sempre vivo".
Io dunque mi appressai e lo uccisi, perché sapevo che, una volta caduto, non avrebbe potuto vivere. Poi presi il diadema ch'egli aveva in capo e il braccialetto che aveva al braccio, e li ho portati qui al mio signore".
Allora Davide prese le sue vesti e le stracciò; e lo stesso fecero tutti gli uomini che erano con lui.
E fecero cordoglio e piansero e digiunarono fino a sera, a motivo di Saul, di Gionathan, suo figliuolo, del popolo dell'Eterno e della casa d'Israele, perché eran caduti per la spada.
Poi Davide chiese al giovine che gli avea raccontato quelle cose: "Donde sei tu?" Quegli rispose: "Son figliuolo d'uno straniero, d'un Amalekita".
E Davide gli disse: "Come mai non hai tu temuto di stender la mano per uccidere l'unto dell'Eterno?"
Poi chiamò uno dei suoi uomini, e gli disse: "Avvicinati, e gettati sopra costui!" Quegli lo colpì, ed egli morì.
E Davide gli disse: "Il tuo sangue ricada sul tuo capo, poiché la tua bocca ha testimoniato contro di te quando hai detto: Io ho ucciso l'unto dell'Eterno".