Commento, spiegazione e studio di 2 Samuele 22:7-20, verso per verso
Nella mia distretta invocai l'Eterno, e gridai al mio Dio. Egli udì la mia voce dal suo tempio, e il mio grido pervenne ai suoi orecchi.
Allora la terra fu scossa e tremò i fondamenti de' cieli furono smossi e scrollati, perch'egli era acceso d'ira.
Un fumo saliva dalle sue nari; un fuoco consumante gli usciva dalla bocca, e ne procedevano carboni accesi.
Egli abbassò i cieli e discese, avendo sotto i piedi una densa caligine.
Cavalcava sopra un cherubino e volava ed appariva sulle ali del vento.
Avea posto intorno a sé, come un padiglione, le tenebre, le raccolte d'acque, le dense nubi de' cieli.
Dallo splendore che lo precedeva, si sprigionavano carboni accesi.
L'Eterno tuonò dai cieli e l'Altissimo diè fuori la sua voce.
Avventò saette, e disperse i nemici; lanciò folgori, e li mise in rotta.
Allora apparve il letto del mare, e i fondamenti del mondo furono scoperti allo sgridare dell'Eterno, al soffio del vento delle sue nari.
Egli distese dall'alto la mano mi prese, mi trasse fuori dalle grandi acque.
Mi riscosse dal mio potente nemico, da quelli che mi odiavano; perch'eran più forti di me.
Essi m'eran piombati addosso nel dì della mia calamità, ma l'Eterno fu il mio sostegno.
Egli mi trasse fuori al largo, mi liberò perché mi gradisce.