Commento, spiegazione e studio di Atti degli Apostoli 14:5-19, verso per verso
Ma essendo scoppiato un moto dei Gentili e dei Giudei coi loro capi, per recare ingiuria agli apostoli e lapidarli,
questi, conosciuta la cosa, se ne fuggirono nelle città di Licaonia, Listra e Derba e nel paese d'intorno;
e quivi si misero ad evangelizzare.
Or in Listra c'era un certo uomo, impotente nei piedi, che stava sempre a sedere, essendo zoppo dalla nascita, e non aveva mai camminato.
Egli udì parlare Paolo, il quale, fissati in lui gli occhi, e vedendo che avea fede da esser sanato,
disse ad alta voce: Lèvati ritto in piè. Ed egli saltò su, e si mise a camminare.
E le turbe, avendo veduto ciò che Paolo avea fatto, alzarono la voce, dicendo in lingua licaonica: Gli dèi hanno preso forma umana, e sono discesi fino a noi.
E chiamavano Barnaba, Giove, e Paolo, Mercurio, perché era il primo a parlare.
E il sacerdote di Giove, il cui tempio era all'entrata della città, menò dinanzi alle porte tori e ghirlande, e volea sacrificare con le turbe.
Ma gli apostoli Barnaba e Paolo, udito ciò, si stracciarono i vestimenti, e saltarono in mezzo alla moltitudine, esclamando:
Uomini, perché fate queste cose? Anche noi siamo uomini della stessa natura che voi; e vi predichiamo che da queste cose vane vi convertiate all'Iddio vivente, che ha fatto il cielo, la terra, il mare e tutte le cose che sono in essi;
che nelle età passate ha lasciato camminare nelle loro vie tutte le nazioni,
benché non si sia lasciato senza testimonianza, facendo del bene, mandandovi dal cielo piogge e stagioni fruttifere, dandovi cibo in abbondanza, e letizia ne' vostri cuori.
E dicendo queste cose, a mala pena trattennero le turbe dal sacrificar loro.
Or sopraggiunsero quivi de' Giudei da Antiochia e da Iconio; i quali, avendo persuaso le turbe, lapidarono Paolo e lo trascinaron fuori della città, credendolo morto.