Commento, spiegazione e studio di Atti degli Apostoli 16:26-40, verso per verso
E ad un tratto, si fece un gran terremoto, talché la prigione fu scossa dalle fondamenta; e in quell'istante tutte le porte si apersero, e i legami di tutti si sciolsero.
Il carceriere, destatosi, e vedute le porte della prigione aperte, tratta la spada, stava per uccidersi, pensando che i carcerati fossero fuggiti.
Ma Paolo gridò ad alta voce: Non ti far male alcuno, perché siam tutti qui.
E quegli, chiesto un lume, saltò dentro, e tutto tremante si gettò ai piedi di Paolo e di Sila;
e menatili fuori, disse: Signori, che debbo io fare per esser salvato?
Ed essi risposero: Credi nel Signor Gesù, e sarai salvato tu e la casa tua.
Poi annunziarono la parola del Signore a lui e a tutti coloro che erano in casa sua.
Ed egli, presili in quell'istessa ora della notte, lavò loro le piaghe; e subito fu battezzato lui con tutti i suoi.
E menatili su in casa sua, apparecchiò loro la tavola, e giubilava con tutta la sua casa, perché avea creduto in Dio.
Or come fu giorno, i pretori mandarono i littori a dire: Lascia andar quegli uomini.
E il carceriere riferì a Paolo queste parole, dicendo: I pretori hanno mandato a mettervi in libertà; or dunque uscite, e andatevene in pace.
Ma Paolo disse loro: Dopo averci pubblicamente battuti senza essere stati condannati, noi che siam cittadini romani, ci hanno cacciato in prigione; e ora ci mandan via celatamente? No davvero! Anzi, vengano essi stessi a menarci fuori.
E i littori riferirono queste parole ai pretori; e questi ebbero paura quando intesero che eran Romani;
e vennero, e li pregarono di scusarli; e menatili fuori, chiesero loro d'andarsene dalla città.
Allora essi, usciti di prigione, entrarono in casa di Lidia; e veduti i fratelli, li confortarono, e si partirono.