Commento, spiegazione e studio di Atti degli Apostoli 25:14-22, verso per verso
E trattenendosi essi quivi per molti giorni, Festo raccontò al re il caso di Paolo, dicendo: V'è qui un uomo che è stato lasciato prigione da Felice, contro il quale,
quando fui a Gerusalemme, i capi sacerdoti e gli anziani de' Giudei mi sporsero querela, chiedendomi di condannarlo.
Risposi loro che non è usanza de' Romani di consegnare alcuno, prima che l'accusato abbia avuto gli accusatori a faccia, e gli sia stato dato modo di difendersi dall'accusa.
Essendo eglino dunque venuti qua, io, senza indugio, il giorno seguente, sedetti in tribunale, e comandai che quell'uomo mi fosse menato dinanzi.
I suoi accusatori però, presentatisi, non gli imputavano alcuna delle male azioni che io supponevo;
ma aveano contro lui certe questioni intorno alla propria religione e intorno a un certo Gesù morto, che aolo affermava esser vivente.
Ed io, stando in dubbio sul come procedere in queste cose, gli dissi se voleva andare a Gerusalemme, e quivi esser giudicato intorno a queste cose.
Ma avendo Paolo interposto appello per esser riserbato al giudizio dell'imperatore, io comandai che fosse custodito, finché lo mandassi a Cesare.
E Agrippa disse a Festo: Anch'io vorrei udir cotesto uomo. Ed egli rispose: Domani l'udrai.