Commento, spiegazione e studio di Atti degli Apostoli 27:30-44, verso per verso
Or cercando i marinari di fuggir dalla nave, e avendo calato la scialuppa in mare col pretesto di voler calare le àncore dalla prua,
Paolo disse al centurione ed ai soldati: Se costoro non restano nella nave, voi non potete scampare.
Allora i soldati tagliaron le funi della scialuppa, e la lasciaron cadere.
E mentre si aspettava che facesse giorno, Paolo esortava tutti a prender cibo, dicendo: Oggi son quattordici giorni che state aspettando, sempre digiuni, senza prender nulla.
Perciò, io v'esorto a prender cibo, perché questo contribuirà alla vostra salvezza; poiché non perirà neppure un capello del capo d'alcun di voi.
Detto questo, preso del pane, rese grazie a Dio, in presenza di tutti; poi, rottolo, cominciò a mangiare.
E tutti, fatto animo, presero anch'essi del cibo.
Or eravamo sulla nave, fra tutti, dugentosettantasei persone.
E saziati che furono, alleggerirono la nave, gettando il frumento in mare.
Quando fu giorno, non riconoscevano il paese; ma scorsero una certa baia che aveva una spiaggia, e deliberarono, se fosse loro possibile, di spingervi la nave.
E staccate le àncore, le lasciarono andare in mare; sciolsero al tempo stesso i legami dei timoni, e alzato l'artimone al vento, traevano al lido.
Ma essendo incorsi in un luogo che avea il mare d'ambo i lati, vi fecero arrenar la nave; e mentre la prua, incagliata, rimaneva immobile, la poppa si sfasciava per la violenza delle onde.
Or il parere de' soldati era d'uccidere i prigionieri, perché nessuno fuggisse a nuoto.
Ma il centurione, volendo salvar Paolo, li distolse da quel proposito, e comandò che quelli che sapevan nuotare si gettassero in mare per andarsene i primi a terra,
e gli altri vi arrivassero, chi sopra tavole, e chi sopra altri pezzi della nave. E così avvenne che tutti giunsero salvi a terra.