Commento, spiegazione e studio di Cantico dei Cantici 2:9-17, verso per verso
L'amico mio è simile a una gazzella o ad un cerbiatto. Eccolo, egli sta dietro al nostro muro, e guarda per la finestra, lancia occhiate attraverso alle persiane.
Il mio amico parla e mi dice: Lèvati, amica mia, mia bella, e vientene,
poiché, ecco, l'inverno è passato, il tempo delle piogge è finito, se n'è andato;
i fiori appaion sulla terra, il tempo del cantare è giunto, e la voce della tortora si fa udire nelle nostre contrade.
Il fico ha messo i suoi ficucci, e le viti fiorite esalano il loro profumo. Lèvati, amica mia, mia bella, e vientene".
O mia colomba, che stai nelle fessure delle rocce, nel nascondiglio delle balze, mostrami il tuo viso, fammi udire la tua voce; poiché la tua voce è soave, e il tuo viso è bello.
Pigliateci le volpi, le volpicine che guastano le vigne, poiché le nostre vigne sono in fiore!
Il mio amico è mio, ed io son sua: di lui, che pastura il gregge fra i gigli.
Prima che spiri l'aura del giorno e che le ombre fuggano, torna, amico mio, come la gazzella od il cerbiatto sui monti che ci separano!