RIFLESSI

È impossibile leggere questo Capitolo, e collegarsi con esso, nella nostra memoria, che apre una nuova storia della Chiesa dopo la desolazione della cattività babilonese, ma con sentimenti molto interessanti. Il Lettore si figuri la vista desolata di Gerusalemme e di Sion arata come un campo. Il popolo tornò nella sua amata città, e trovando il tutto in rovina. Il profeta Geremia, il lugubre Profeta, solo in contemplazione di ciò che sarebbe stato, gridò: Come siede solitaria la città, che era piena di gente! Come è diventata come una vedova che era grande tra le nazioni!

Lettore! Pausa sull'immagine triste! Guarda che cosa è stato capace di fare il peccato. E se Dio ha così punito Israele, quale sicurezza ha l'altra nazione? Se Dio non ha risparmiato i rami naturali, cosa si aspetterà un ceppo innestato nella ribellione?

Beato Gesù! tu glorioso, onnipotente intercessore, abbi pietà, Signore, ti preghiamo per la nostra terra. Dì, Signore, riguardo a noi, sono tornato a Gerusalemme nella misericordia. E quando torni a benedire una terra, vieni con grazia per perdonare, grazia per santificare, grazia per benedire, grazia per liberare, grazia per rinnovare, grazia per guarire, tutte le nostre malattie. Oh, dunque, benedetto Gesù, vieni con tutta la tua presenza vivificante, ravvivante, confortante, e dicci: Non sarai più chiamato Abbandonato; né la tua terra sarà più chiamata Desolata; ma le nazioni della terra ci chiamino Popolo Santo; i redenti del Signore. E lasciamoci chiamare, Cercati; una città non abbandonata.

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