(8) Così scrisse lettere a nome di Acab, le sigillò con il suo sigillo e le mandò agli anziani e ai nobili che erano nella sua città, dimorando con Nabot. (9) E scrisse nelle lettere, dicendo: Proclamate un digiuno, e ponete Nabot in alto tra il popolo: (10) E ponete davanti a lui due uomini, figli di Belial, per testimoniare contro di lui, dicendo: Tu hai bestemmiare Dio e il re. E poi portalo fuori e lapidalo, perché muoia.

(11) E gli uomini della sua città, anche gli anziani e i nobili che erano gli abitanti della sua città, fecero come Jezebel aveva mandato loro, e come era scritto nelle lettere che aveva inviato loro. (12) Proclamarono un digiuno e innalzarono Nabot in mezzo al popolo. (13) E vennero due uomini, figli di Belial, e si sedettero davanti a lui; e gli uomini di Belial testimoniarono contro di lui, proprio contro Nabot, in presenza del popolo, dicendo: Naboth ha bestemmiato Dio e il re. Allora lo portarono fuori della città, e lo lapidarono con pietre, che morì. (14) Allora mandarono a dire a Jezebel: Nabot è stato lapidato ed è morto.

Nulla può superare gli scopi deliberati del peccato in questo atto atrocissimo. La religione viene prima chiamata in suo aiuto. Deve essere proclamato un digiuno, come se sotto i giudizi del Signore, le nazioni dovessero radunarsi per umiliarsi davanti a lui. Giustizia e giudizio anche per gli uomini, a quanto pare, saranno considerati per il povero Nabot inconsapevole, per il compimento della cui morte doveva essere osservata questa derisione, sia della religione che della giustizia, sarà affrontato da testimoni, come se geloso dell'onore di Dio e gloria.

Lettore! lascia che ti supplico, di non esaminare mai tali esempi di crudeltà e oppressione, senza soffermarsi a considerare, in quale stato di peccato sia sprofondata la nostra natura; e quale misericordia deve essere stata nel nostro Gesù, per ricuperare da esso la nostra natura.

Continua dopo la pubblicità
Continua dopo la pubblicità