RIFLESSI

LETTORE! siamo impegnati, nella lettura di questo Capitolo, in una storia quanto mai solenne e terribile. Israele, abbandonato all'idolatria, e il collo indurito contro tutti i richiami della lunga sofferenza e pazienza del Signore. Soffermiamoci su di esso e osserviamo la condizione tremenda e spaventosa di un tale stato. C'è, infatti, in ogni uomo, per natura, una cecità, un'ignoranza e persino un'inimicizia contro Dio.

Le nostre volontà, le nostre inclinazioni, le nostre facoltà, sono tutte dalla parte della ribellione; e finché non viene operato un atto di grazia nel cuore, non c'è nessuno che cercherà Dio. Ma, se aggiunto a questo, segue una cecità giudiziaria, questo è davvero allarmante! Così proclama il Signore per mezzo del suo servo: Il mio popolo non ha voluto dare ascolto alla mia voce e Israele non ha voluto nessuno di me. Intimando la naturale durezza e impenitenza del cuore, rinchiuso nell'incredulità.

Così li ho abbandonati alle concupiscenze del loro cuore; e camminavano secondo i loro propri consigli. Come se il Signore avesse detto: Efraim è unito agli idoli: lascialo stare! Oh! prezioso, prezioso Signore Gesù! tu che sei la speranza d'Israele e il suo Salvatore! benedetta in eterno sia la tua benevola interposizione, venendo a togliere il peccato con il sacrificio di te stesso! Signore! apri i nostri cuori e tienili aperti con la tua grazia, affinché non siano mai più chiusi contro di te!

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