RIFLESSI

Che cosa benedetta, quando in qualsiasi momento, sulla malattia dei nostri amici o di noi stessi, siamo in grado di dire a Gesù, come hanno fatto quelle sorelle addolorate: Signore! ecco colui che ami è malato! Oh! il privilegio di conoscere il Signore, e di sapere che siamo amati da lui! Lettore! conoscete la dolcezza di così ogni giorno, sì, a volte ogni ora, andare alla corte di questo grazioso Re celeste, e ricevere uno sguardo, un segno d'amore, da Gesù stesso, in mezzo alla folla che attende il suo argine? E l'anima mia osserva: Lettore, osservi anche tu con quanta grazia il Signore ha proposto di visitare la dolente famiglia di Lazzaro, sotto la loro dolente provvidenza.

E sebbene fossero trascorsi due giorni prima che se ne andasse, tuttavia questo ritardo fu tutto in una maggiore misericordia, come dimostrò il seguito della storia. Impara dunque da qui a interpretare il silenzio nel Signore. È per la maggior gloria del Signore e per il maggior bene del suo popolo.

Lettore! guarda, e guarda ancora, al Signore, mentre si avvicinava alla tomba di colui che amava. Oh! che avevo il potere di persuasione, credo che chiamerei tutti coloro che Gesù ama e che amano Gesù, a prendere posizione lì, e per fede, e vedere il Figlio di Dio nella nostra natura, che versa lacrime e geme nello spirito, oltre la triste conseguenza del peccato, nella nostra morte. E tu, carissimo Signore, hai mescolato le tue lacrime con le nostre, a tale vista.

Hai davvero dato una tale prova che, poiché i figli erano partecipi della carne e del sangue, tu stesso ne hai preso parte? Oh! per grazia di averlo sempre nel ricordo. Gesù pianse. Gesù sa, e ha sentito, quali sono i dolori umani. Mai, mai anima mia tu abbia paura di andare da lui, in tutte le tue afflizioni, Colui che pianse sulla tomba di Lazzaro, e prese parte al pianto delle sorelle addolorate, parteciperà al tuo. Egli conosce la tua struttura e ricorda che sei polvere.

Salve! tu che vivi e che eri morto; ed ecco tu vivi per sempre. Sempre all'orecchio della fede, sento le tue parole che ravvivano l'anima e vivificano il corpo: Io sono la risurrezione e la vita! Signore Gesù! dammi quella dolce caparra e pegno della prima risurrezione in grazia, quaggiù; e sono certo che in te, e da te, avrò parte nella risurrezione alla gloria in futuro. E carissimo Signore! mentre l'anima mia esulta nella speranza della gloria di Dio; nel carattere orribile di questo sommo sacerdote Caifa, e in tutti i personaggi orribili accanto in ogni generazione, che come quelli che andarono dai farisei, non erano convinti della risurrezione di Lazzaro; decidere nel modo più completo che solo la grazia fa la differenza; insegnami a chi guardare e a chi attribuire la fonte di tutte le mie misericordie.

Sebbene uno sia risorto dai morti, tale non crederà. E in che Signore sono diverso da loro, ma che grazia ha fatto? Oh! preparami, vivendo interamente su di te, derivando tutto da te e attribuendo tutto a te; per il giorno grande e terribile del mio Dio, quando i morti udranno la tua voce e verranno fuori; alcuni alla vita eterna, altri alla vergogna e al disprezzo eterni. In quell'ora decisiva, sii per me la risurrezione e la vita, e la mia parte per sempre.

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