Varie sono state le opinioni di uomini pii, sull'argomento del voto di Iefte e sull'avvenimento di esso. Ma poiché lo Spirito Santo non ha ritenuto opportuno chiarire l'argomento, sembrerebbe che piaccia al Signore lasciarlo così alquanto oscuro; forse per il maggior esercizio della fede degli uomini pii. Se, come ho già osservato, questo voto di Iefte è scaturito dalla debolezza e dalla piccolezza della sua fede, certamente il rimprovero del Signore si è manifestato nella punizione che ne è seguita.

Se, come alcuni pensano, che Iefte non offrì sua figlia in sacrificio; poiché i sacrifici umani non erano consentiti dalla legge, allora forse il suo essere dedita a un solo stato e mandata al servizio del tempio, è in qualche misura spiegata, nel suo essere concesso due mesi per piangere il suo stato vergine, per cui quel grande speranza di cui tutto Israele fu così tenace, nel dare alla luce Colui che, come il seme della donna, avrebbe schiacciato la testa del serpente, fu nel suo caso eliminato.

E poi quest'ultimo versetto, che parla delle figlie d'Israele che ogni anno vanno a lamentare la figlia di Iefte, sembra corrispondere ad esso. Ma d'altra parte, se davvero suo padre l'ha sacrificata, il che sembra il più probabile dei due (sebbene la riluttanza di Iefte non prefiguri molto il dono volontario del nostro Padre celeste, nel dare il suo Figlio unigenito per la nostra redenzione ), tuttavia lo stato puro e vergine della figlia, non diventa una rappresentazione inadatta dell'immacolata innocenza di Gesù, che nel fiore degli anni si offrì in sacrificio per la salvezza del suo popolo.

Ma presumo di non decidere il punto. È certo che lo Spirito Santo ha lasciato il soggetto nell'oscurità. E perciò ci conviene leggerlo con umile attesa della sua divina istruzione. Se il Lettore ricorda la promessa di Gesù circa l'insegnamento dello Spirito e si pone sotto questo celeste maestro, non solo in questo, ma in ogni altro intricato passaggio, per quanto è necessario da comprendere, lo Spirito Santo lo guiderà a tutta la verità. Giovanni 16:13 .

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