(22) Tutte le cose mi sono state consegnate dal Padre mio: e nessuno sa chi è il Figlio, se non il Padre; e chi è il Padre, se non il Figlio; e colui al quale il Figlio lo rivelerà.

Il soggetto contenuto in questo verso, per breve che sia, è così infinitamente grande e sublime, che sebbene non potrei osare di passarvi del tutto inosservato, tuttavia non so come presumere l'offerta le mie deboli e imperfette osservazioni su di esso. Toccherò, in verità, appena le cose profonde in esso contenute; e non più lontano di quanto possa, sotto l'insegnamento del Signore, condurre la mente del Lettore, con la mia, alla considerazione delle dolcissime e preziose istruzioni che ne derivano.

Il tutto consegnato a Cristo, da suo Padre, è un'espressione comprensiva, per denotare l'ufficio e l'autorità di Cristo, come mediatore. A questa parte non alludo rispetto alla profondità del mistero contenuto in questo verso; per quanto tale, è l'infinita pienezza di Cristo, che né gli uomini né gli angeli possono avere capacità competenti a concepire, tuttavia questa non è la dottrina più meravigliosa che questo versetto chiama la chiesa a contemplare.

Nessuno sa chi è il Figlio se non il Padre: e, allo stesso modo, chi è il Padre se non il Figlio. Qui ci sono davvero profondità di mistero. Ci viene detto dall'evangelista Giovanni, che nessun uomo ha mai visto Dio, ma che il Figlio unigenito, che è nel seno del Padre, lo ha dichiarato, Giovanni 1:18 .

Cosicché nulla può essere più chiaro del fatto che divenne impossibile per la creazione di Dio conoscere qualcosa di Geova, nel suo triplice carattere di persone, ma per l'atto immediato del Figlio, generato nel suo carattere mediatore, Dio- L'uomo in una persona, per rivelarlo così. Per questo atto volontario del Figlio di Dio, e per questo umiliarsi, per fare questa rivelazione per mezzo dell'uomo, ha fatto ciò che, senza questa unione di natura, non si sarebbe potuto fare.

E con questo atto, ha portato una nuova gloria alla Divinità, in quanto le sue creature hanno ora una conoscenza del Padre, del Figlio e dello Spirito; e che apre alla felicità della creazione intelligente di Dio per tutta l'eternità. Colpisce l'espressione di Nostro Signore: Nessuno sa chi è il Figlio se non il Padre: cioè come Figlio di Dio. È solo Dio che può conoscere Dio. Infatti, sebbene le persone nella Divinità siano rivelate, sufficientemente chiare nella prova, come articoli di fede, tuttavia nessuno sa come il Figlio sia Figlio se non il Padre.

Solo il Padre conosce il Figlio, come persona di pari dignità e gloria con se stesso. E così, allo stesso modo, nessuno sa chi è il Padre se non il Figlio. L'apprensione personale di ciascuno è per ciascuno, Padre, Figlio e Spirito, possono essere conosciuti solo come tali nella loro natura essenziale e Divinità, l'uno dall'altro. E quando Gesù aggiunge, e colui al quale il Figlio lo rivelerà: cioè facendo di lui una tale rivelazione, come è venuto apposta a fare, e l'anima illuminata, per grazia, è capace di ricevere.

Lettore! medita sul meraviglioso mistero; e, guardando nell'immensa profondità, proviamo piuttosto stupore per la grazia condiscendente del Signore, in quanto siamo in grado di apprendere tanto, invece di meravigliarci di non sapere più. È molto benedetto che il Figlio di Dio sia venuto a far conoscere cose così stupende, le quali, senza che abbia preso su di sé la nostra natura, e in quella natura ha fatto sì graziose rivelazioni del mistero di Dio, e del Padre, e di Cristo, non avrebbe mai potuto essere scoperto per tutta l'eternità. Grazie a Dio per il suo dono indicibile!

Sebbene sia passato dalla considerazione di tutte le cose, consegnate dal Padre a Cristo, all'inizio di questo versetto, per prestare particolare attenzione all'importante dottrina contenuta nell'ultima parte di esso, tuttavia il Lettore non trascuri o la dolcezza o la pienezza dell'espressione benedetta. Gesù, nel suo carattere di Mediatore, qui si considera come il Grande e Onnipotente Fiduciario del cielo; e che è così pieno in se stesso, e per disposizione del Padre, per dare, in tutti i dipartimenti della natura, la provvidenza, la grazia e la gloria, a supplire di tutti.

And Christ's invitation is founded upon his ability, see Matteo 11:27. So that as all the promises, all grace, all the blessings of the covenant, all government; in short, the whole, and every part of supply for all things, can only be found in Christ; there, can be no possibility of obtaining anything either for time or eternity, but in him.

And what tends to endear this state of things still more, is, that as all things are delivered from the Father to the Son, in seeking all things from Christ, we honour the Father by seeking for the Son. For as the Father puts honour upon Christ, in thus constituting him universal and everlasting Lord, so every poor needy creature, who looks by faith to Christ for his supply, puts honour upon him also.

Reader! think of this in all approaches to Christ: and depend upon it, that whenever your poor heart is made joyful in Christ, and enriched by supplies from him, Christ is glorified in you, in giving out of his fullness, and gets praise from the riches of his grace in making all his people happy in him. Thanks be unto God, who always causeth us to triumph in Christ! 2 Corinzi 2:14.

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