Commento Cattolico di George Haydock
2 Corinzi 10:1-11
Chi in presenza davvero sono umile. [1] Letteralmente, umile, (cfr Luca i. ver. 48.) cioè di aspetto meschino, quanto alle apparenze esteriori, e la mia parola spregevole, senza gli ornamenti dell'eloquenza umana, ma si dice che sia audace quando è assente , rimproverando e minacciando con le mie lettere, che sono ritenute pesanti e forti, che tali persone pensino e si convincano che come lo sono io dalle mie lettere, mi troveranno con i fatti, quando verrò, e saranno presenti con loro.
Ti desidero e ti supplico, di non essere audace quando verrò, di usare la mia autorità, né di quelle armi e armi spirituali, di censure e scomuniche, né forse di punizioni esemplari, che Dio talvolta in modo miracoloso ha mostrato dal suo apostolo. Vedi gli esempi di Anania e Saphira colpiti a morte alle parole di San Pietro, (Atti v.) di Elimas colpito dalla cecità per essersi opposto a San Pietro.
La predicazione di Paolo. (Atti xiii.) Egli ricorda loro che il potere, che Dio ha dato ai suoi apostoli, è così grande e prevalente, che nessuna forza sulla terra ha potuto resistere o ostacolare i disegni di Dio, quanto alla diffusione del vangelo e della fede di Cristo, e come egli la esprime, alla distruzione delle fortificazioni, noi sovvertiamo i consigli e tutto ciò che si oppone alla conoscenza di Dio, il quale riduce chi gli piace all'obbedienza di Cristo.
Li ammonisce tutti a ritornare all'obbedienza dovuta a lui e ai veri ministri del vangelo, perché non sia obbligato a vendicare, cioè punire coloro che rimangono disobbedienti. Riconosce che il suo potere apostolico gli è stato dato per il bene e l' edificazione dei fedeli, non per la loro distruzione, di cui avrà cura di non abusare. Infine, dice loro qui in breve, e più ampiamente nel capitolo successivo, che possano, se vogliono, considerare le apparenze esteriori, le sue funzioni apostoliche, i miracoli che Dio ha operato in suo favore, ciò che ha fatto, e patito, da cui appariranno i vantaggi che ha sopra i suoi avversari, che parlavano con disprezzo di lui. (Conam)