Commento Cattolico di George Haydock
2 Corinzi 12:7-10
Un pungiglione della mia carne, [1] un angelo, o un messaggero di Satana, per schiaffeggiarmi. La parola latina significa tutto ciò che punge o punge, la parola greca un bastone aguzzo o pallido: parla per metafora, come anche quando dice di schiaffeggiarmi; cioè, causando grandi problemi o dolore. Alcuni capiscono da esso un violento mal di testa o dolore, o cimurro nel corpo. Sant'Agostino menziona questa opinione, e non la respinge, nel Salmo xcviii.
tom. 4. pag. 1069.; nel Salmo cxxx. P. 1465. Ne parla anche san Girolamo nel cap. IV. ad Galatas, tom. 4. pag. 274. Ed. Ben. Ma san Giovanni Crisostomo, mediante il pungiglione, e l'angelo di Satana, comprende quell'opposizione che incontrò san Paolo dai suoi nemici, e da quelli del vangelo; come Satana significa un avversario. Altri comprendono le moleste tentazioni della carne, i pensieri immodesti e le rappresentazioni, suggerite dal diavolo e consentite da Dio Onnipotente per il suo maggior bene.
--- Tre volte ho pregato il Signore. Cioè, molte volte, esserne liberato, ma ha ricevuto solo questa risposta da Dio, che bastava la sua grazia a preservarmi dal consenso al peccato. E che la potenza e la forza nella virtù dovrebbero aumentare, e perfezionarsi nella debolezza, e dalle tentazioni, quando vi si resiste. Sant'Agostino sembra favorire questa esposizione, nel Salmo lviii. conc. 2. pag. 573.
San Girolamo, nelle sue lettere a Eustochio, a Demetria, ea Rustico, il monaco. Ed è opinione di S. Gregorio, lib. 23. morale. tom. 1. pag. 747. e di molti altri. (Witham) --- Se c'era qualche pericolo di orgoglio dalle sue rivelazioni, i suggerimenti vili e sporchi del nemico delle anime devono causare umiliazioni e farlo arrossire. Ma questi devono essere sopportati con sottomissione alla volontà di Dio, perché la sua potenza è più evidente nel sostenere l'uomo nelle prove più grandi, che nel liberarlo dagli attacchi.
--- Il potere è reso perfetto. La forza e la potenza di Dio risplende più perfettamente nella nostra debolezza e infermità; quanto più siamo deboli di noi stessi, tanto più illustre è la sua grazia nel sostenerci e nel darci la vittoria in ogni prova e conflitto. (Challoner) --- Quando sono debole. Quanto più soffro per Cristo, tanto più percepisco gli effetti della sua grazia onnipotente, che mi sostiene, illumina e mi fortifica: tanto più appare anche in me la gloria e la potenza di Dio.
Gli stessi pagani non ignoravano che la calamità era il terreno in cui di solito la virtù cresce alla perfezione. Calamitas virtutis occasio est. (Seneca) --- Optimos nos esse dum infirmi sumus. (Plin. vii. ep. 26.)