Commento Cattolico di George Haydock
Atti degli Apostoli 24:25
Felix terrorizzato, ecc. Quando san Paolo parlava dei giudizi di Dio e accennava a quei peccati che la sua coscienza gli rimproverava. (Witham) --- Chi conosce il personaggio infame di Felice e Drusilla, non mancherà di ammirare la fortezza dell'apostolo, che osò parlare loro (come già Giovanni Battista fece con Erode) sul tema della giustizia e della castità. Svetonio dice del primo, che sposò tre regine.
Drusilla, una delle tre, era figlia di Erode e moglie di Aziz, re di Emesa, che aveva sedotto dagli incantesimi di un ebreo di Cipro. Quindi non sorprende che fosse terrorizzato al pensiero di un futuro giudizio, quando esposto da un San Paolo, il cui zelo di far entrare in sé queste persone malvagie, lo spinse oltre i limiti della prudenza mondana, ma fece tale impressione sulla sua ascoltatori, come per disarmare l'indignazione che il suo discorso era destinato a produrre.
Vedi Giuseppe Flavio, ut supra; Tirino; calma; e altri. Accanto al culto di Dio, la religione cristiana esige dai suoi seguaci, in primo luogo, giustizia e castità. Felice era ingiusto, avido, crudele; e sia Felice che Drusilla erano colpevoli di adulterio. Tale era la malvagità dei Gentili in quei giorni degenerati, che la fornicazione non era considerata un crimine. Quanto si erano discostati dall'eccellente massima che leggiamo e ammiriamo, inter Socraticas disputationes! omnem virtutem niti continentia, et incontinentem nihil a bellua brutissima differre; che tutta la virtù era fondata sulla continenza, e che l'uomo incontinente non differiva in nulla dalla bestia più brutale.
--- A tempo opportuno ti manderò a chiamare. Tale è l'espediente a cui ricorre Felix per far tacere la voce della coscienza: e in ciò quante volte non è imitato dal peccatore, che non teme nulla quanto di entrare in se stesso. Perché rimandarlo a un altro tempo, che non arriverà mai? O perché rimandare fino alla morte un pentimento che, come il rimorso dei dannati, sarà tanto inutile quanto eterno?