A chi perdonerai i peccati, [2] ecc. Queste parole esprimono chiaramente il potere di perdonare i peccati, che, come Dio, ha dato ai suoi apostoli, e ai loro successori, vescovi e sacerdoti, per rimettere i peccati in suo nome, come suoi ministri e strumenti, anche se essi stessi peccatori . Infatti in questo non agiscono per proprio potere, né in nome proprio, ma in nome di Dio, il quale, come causa principale, rimette sempre i peccati.

Ciò è generalmente consentito ai ministri di Dio nel sacramento del battesimo, quanto alla remissione del peccato originale; e la Chiesa cattolica ha sempre tenuto lo stesso dei ministri di Dio, nel sacramento della penitenza. (Vedi il Libro di preghiere comuni protestanti, nella Visitazione degli ammalati.) --- I cui peccati conserverai, sono conservati: da ciò vediamo che ai sacerdoti è dato un potere da esercitare, non solo perdonando, ma anche trattenendo; non solo assolvendo e perdendo, ma anche vincolando, rifiutando o differendo l'assoluzione, secondo le disposizioni che si trovano nei peccatori, quando si accusano dei loro peccati.

Da qui deve derivare l'obbligo, da parte del peccatore, di dichiarare e confessare in particolare i propri peccati ai ministri di Dio, che sono nominati giudici spirituali e medici delle loro anime. Un giudice deve conoscere la causa, e un medico il cimurro: l'uno per pronunciare una sentenza giusta, l'altro per prescrivere rimedi adeguati. (Witham) --- Vedi qui la commissione, timbrata dall'ampio sigillo del cielo, in virtù della quale i pastori della Chiesa di Cristo assolvono i peccatori pentiti alla loro confessione. (Sfidante)

[BIBLIOGRAFIA]

[27.] A chi perdonerai i peccati, ecc. Vedi San Cirillo, lib. xii. in Giovanna. P. 1101, greco: metanoousi sugginoskontes. San Giovanni Crisostomo, hom. lxxxvi. P. 517. nov. Ed., Magna est sacerdotum dignitas, quorum remiseritis peccata, ecc. Vedi anche lib. iii. de sacerdo. T. 1. pag. 383. nov. ed. Ibid., noli esse incredulus, sed fidelis, greco: kai me ginou apistos, alla pistos.

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