Commento Cattolico di George Haydock
Matteo 15:5
Il dono, qualunque cosa provenga da me, ti gioverà. [1] Questo dono si chiama Corban, Marco vii. 11. Ora, quanto al senso di questo luogo oscuro, menzionerò due esposizioni che sembrano preferibili ad altre. La prima è, come se un figlio dicesse al padre o alla madre: Tutto ciò che era mio, (con il quale invero avrei potuto assistere voi, genitori miei) l'ho dato, cioè promesso di dare al tempio: ed essendo di mantenere questa promessa , non ho bisogno, o non posso ora assisterti.
La seconda interpretazione è, come se il figlio dicesse a suo padre oa sua madre: Qualsiasi dono che ho fatto a Dio sarà utile a te, così come a me; o, vi sia utile, (che è più secondo il testo greco, sia qui che in San Marco) e perciò non sono più obbligato ad assistervi. (Witham) --- Cioè, l'offerta che farò a Dio, sarà invece di quella che dovrebbe essere spesa per il tuo profitto.
Questa tradizione dei farisei aveva lo scopo di arricchirsi, esentando i bambini dal prestare ulteriore assistenza ai genitori, se una volta offrivano al tempio e ai sacerdoti ciò che avrebbe dovuto essere il sostegno dei genitori. Ma questa fu una violazione della legge di Dio, e della natura, che il nostro Salvatore qui condanna. (Challoner) --- Hanno commesso un doppio crimine. Non hanno offerto il dono a Dio, né hanno soccorso i loro genitori nella loro angoscia. (San Giovanni Crisostomo, hom. lii.)
[BIBLIOGRAFIA]
Quodcunque ex me, tibi profuerit. In greco, sia in san Matteo che in san Marco, greco: doron, o ean ex emou, ophelethes, tibi prosit.
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