Commento Cattolico di George Haydock
Matteo 18:22
Fino a settanta volte sette; cioè 490 volte; ma è messo in numero illimitato, per significare che dobbiamo perdonare le ferite private, anche se così spesso ci sono state fatte. (Witham) --- Quando nostro fratello pecca contro di noi, dobbiamo addolorarci per amor suo per il male che ha commesso; ma per noi stessi dobbiamo rallegrarci grandemente, perché così siamo fatti come il nostro Padre celeste, che comanda al sole di splendere sui buoni e sui cattivi.
Ma se il pensiero di dover imitare Dio ci allarma, anche se non dovrebbe sembrare difficile a un vero amante di Dio, poniamo davanti ai nostri occhi l'esempio dei suoi servi prediletti. Imitiamo Giuseppe, il quale, sebbene ridotto in uno stato della più abietta servitù, dall'odio dei suoi fratelli innaturali, tuttavia nell'afflizione del suo cuore, impiegò tutto il suo potere per soccorrerli nelle loro afflizioni.
Imitiamo Mosè, che dopo mille ingiurie elevò le sue ferventi suppliche a favore del suo popolo. Imitiamo il beato Paolo, il quale, pur soffrendo ogni giorno mille afflizioni da parte dei Giudei, volle tuttavia diventare un anatema per la loro salvezza. Imitiamo Stefano, il quale, quando le pietre dei suoi persecutori lo coprivano di ferite, pregò che l'Onnipotente perdonasse il loro peccato.
Seguiamo questi esempi mirabili, allora spegneremo le fiamme dell'ira, allora il nostro Padre celeste ci concederà il perdono dei nostri peccati, per i meriti di nostro Signore Gesù Cristo. (San Giovanni Crisostomo, hom. lxii.)