Commento Cattolico di George Haydock
Matteo 27:3
Poi Giuda,... pentendosi. Un pentimento infruttuoso, accompagnato da un nuovo peccato di disperazione, dice san Leone. (Witham) --- Percependo che Gesù era stato consegnato, e ricordando ciò che il nostro divino Salvatore aveva detto riguardo alla sua risurrezione, si pentì della sua atroce malvagità. Forse Satana, che lo assisteva e lo spingeva a tradire il suo Maestro, lo abbandonò, non che avesse convinto l'infelice miscredente a perpetrare ciò che aveva così appassionatamente desiderato.
Ma come poteva Giuda vedere che Gesù era stato condannato? Certamente non lo vide, ma nella sua mente disperata predisse quale sarebbe stato l'evento. Ma alcuni sono dell'opinione che questo passo sia riferito allo stesso Giuda, il quale allora si rese conto del suo delitto, e vide la sua condanna incombente sul suo capo. (Origene) --- Perché il diavolo non acceca i suoi agenti in modo tale da lasciarli insensibili al crimine che stanno per commettere, finché non viene perpetrato.
(San Giovanni Crisostomo) --- Benché Giuda concepisse orrore per il suo delitto, e lo confessasse, e si appagasse in una certa misura restituendo il denaro, mancavano molte condizioni essenziali al suo pentimento: 1. La fede in Cristo, come Dio, come redentore, come unico giustificatore del peccato; 2. oltre a ciò mancava anche la speranza del perdono, come in Caino, e l'amore per un Dio molto offeso e molto offeso.
Quindi il suo dolore era vano, come quello dei dannati. Se Giuda, dice un antico Padre, avesse fatto ricorso al pentimento sincero, e non alla cavezza, c'era in serbo misericordia anche per il traditore. (Fienile)