Dalla sesta ora. Dice San Marco, era l'ora terza, e lo crocifissero. San Giovanni dice che era circa l'ora sesta, quando Gesù fu condannato. Per conciliare queste espressioni, possiamo notare che la terza ora maggiore durò fino all'ora sesta; e così san Marco la chiama ora terza, perché l'ora terza grande (che conteneva tre ore minori) non finì fino a mezzogiorno, quando cominciava l'ora sesta; sicché la fine della terza e l'inizio della sesta avvennero insieme.

--- Oscurità, [5] a mezzogiorno e alla luna piena. Alcuni la chiamano un'eclissi di sole. --- Su tutta la terra, fino all'ora nona. Non poteva essere un miracolo essere notte nell'emisfero opposto; ma è dubbio se fosse in tutte quelle parti del mondo dove, naturalmente, avrebbe dovuto essere leggero. Origene pensa che questa oscurità fosse solo in Palestina e nei paesi vicini: poiché quanto alle parole, su tutta la terra, o su tutta la terra, troviamo un regno o impero, per un modo comune di dire, chiamato la terra intera, o il mondo intero.

Qui, nella storia della passione di Cristo, dovremmo prendere atto delle sue ultime sette parole, o frasi sulla croce. 1. Pregò per i suoi nemici e per quelli che lo uccisero, (Luca xxiii. 34.) Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno. 2. La sua misericordia chiamò il buon ladrone, Oggi sarai con me in paradiso, Luca xxiii. 43. 3. Raccomandò a sua madre il suo amato discepolo, dicendo: Donna, ecco tuo figlio; e sua madre allo stesso discepolo, con: Ecco tua madre.

(Giovanni xix. 26. e 27.) 4. Qui (vers. 46) gridò ad alta voce: Eli, Eli, lamma sabacthani, cioè mio Dio, mio ​​Dio, perché mi hai abbandonato? Queste parole, dal Salmo XXI. 1, dovessero esprimere le sue violente sofferenze. Gli Ariani li obiettarono contro la divinità di Cristo; al quale i Padri rispondono, che egli disse queste parole nella persona dei peccatori, per causa dei quali soffrì, come dimostrano con le seguenti parole dello stesso Salmo: Lontane dalla mia salvezza sono le parole dei miei peccati: che non si possono applicare a Cristo, essendo incapace di peccare.

Inoltre, queste parole possono essere esplicate come una preghiera, con la quale desidera che il Padre suo non sia più abbandonato, ma che ora le sue sofferenze abbiano fine. Infine, che queste parole furono pronunciate con tutta fiducia, e una certezza alla presenza e all'assistenza di Dio, appare da ciò che aggiunse ora, raccomandando il suo spirito nelle mani di suo Padre. La quinta frase era, ho sete, di farci conoscere la sete violenta del suo corpo esausto.

San Giovanni (xix. 28) dice che era perché la Scrittura potesse essere adempiuta. (Salmo lxviii. 22.) E nella mia sete mi diedero da bere aceto. La sesta frase era: È consumata; (Giovanni xix. 30) cioè l'opera della redenzione dell'uomo, e tutte le profezie ei decreti del cielo, che riguardano me, il Salvatore del mondo, sono ora compiute. La settima ed ultima frase fu, Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito; e con queste parole dice S.

Luca, (xxiii. 46.) pronunciato ad alta voce, spirò. (Witham) --- I dotti sono divisi su questo passaggio: 1°, Quanto alla causa dell'oscuramento del sole; e, 2°, per quanto riguarda l'estensione della sua oscurità. Origene è incline a pensare che l'oscurità fosse parziale e confinata alla Giudea e ai paesi vicini, poiché l'oscurità dell'Egitto era percepita solo in quel paese e non a Gessen, dove si trovavano i figli d'Israele.

San Girolamo immagina che l'oscurità sia stata causata dai raggi del sole che sono stati improvvisamente ritirati dal potere divino, come avveniva in Egitto. Questi danno solo come congetture. Ma S. Dionisio, l'Areopagita, parla dalle sue proprie osservazioni, essendo, come ci informa in una lettera a S. Policarpo, allora a Eliopoli, città dell'Egitto, per scopi di osservazioni astronomiche. Ha notato questa eclissi miracolosa.

Vide la luna sorgere da oriente, e ponendosi direttamente sotto il sole, causare le suddette tenebre. Questo lo fece gridare al suo compagno, nella massima ammirazione. Osserva in questa eclissi quattro cose contrarie al corso ordinario della natura: 1. Il tempo, la luna piena, in cui non può esserci un'eclissi di sole; 2. la luna essendo sotto il sole all'ora sesta, tornò al suo posto a oriente per la sera; 3.

l'ordine in cui il sole era oscurato. Nelle eclissi ordinarie, il lembo occidentale del sole è prima oscurato, a causa del moto della luna nella sua orbita, essendo da ovest a est; mentre, nel caso di specie, la luna avendo già superato il sole, ed essendosi allontanata dal sole per la distanza di un semicerchio, ritornava dall'est al sole, e naturalmente lo eclissava prima sul lembo orientale: 4.

contrariamente al modo delle comuni eclissi, nelle quali si vede prima quella parte che prima fu oscurata, apparve per prima quella parte del sole che fu eclissata l'ultima volta, perché la luna tornò di nuovo ad oriente dopo che l'eclissi fu piena. A ciò si può aggiungere l'osservazione di san Giovanni Crisostomo e di san Girolamo: che la durata delle eclissi naturali è brevissima, mentre questa durò lo spazio di tre ore intere.

Ma questa interposizione della luna, che soffre la più grande parallasse, non potrebbe causare un'eclissi universale; se, quindi, il testo è da intendersi letteralmente di tutta la terra, si deve supporre un'altra causa di questa oscurità universale. Ma si può intendere in un senso più limitato, della terra di Giudea. (Denis il Certosino)

I miracoli della morte di Cristo. La sua sepoltura.

[BIBLIOGRAFIA]

Tenebre, un'oscurità. Ciò che viene portato fuori da Flegon, nel 4° anno della 202a Olimpiade, non è una prova convincente che si sia trattato di un'eclissi, ma può essere inteso come una grande e straordinaria oscurità.

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