Commento Cattolico di George Haydock
Matteo 8:5
Un centurione. Lo stesso che (Luca VII. 3,) si dice abbia inviato messaggeri al nostro Salvatore. Ma non c'è contraddizione: perché ciò che un uomo fa dai suoi servi, o amici, molte volte si dice che faccia lui stesso. Non è venuto di persona dall'umanità, ma con il suo messaggio ha mostrato una fede straordinaria. (Witham) --- Il centurione mostra una fede molto più forte nella potenza di Cristo, di coloro che hanno deluso il malato dal tetto, perché pensava che la sola parola di Cristo fosse sufficiente a risuscitare il defunto.
E il nostro Salvatore, per premiare la sua fiducia, non solo esaudisce la sua richiesta, come fa altre volte, ma promette di andare con lui a casa sua per guarire il suo servo. San Giovanni Crisostomo, hom. xxvii. Il centurione era un gentile, ufficiale dell'esercito romano. Secondo S. Luca non andò da lui di persona, ma gli mandò messaggeri, che desideravano che venisse: "Signore, non sono degno", ecc. Queste difficoltà possono essere facilmente rimosse.
Si dice che una persona compaia davanti al giudice, quando gli appare il suo consiglio; può darsi che prima abbia mandato i suoi messaggeri, e poi sia andato lui stesso. Quanto alla seconda difficoltà, si può dire che i messaggeri aggiunsero quella di propria iniziativa, come risulta dal testo di san Luca. (Menochio) --- S. Agostino è del parere che non andò di persona, perché si riteneva indegno, ma che mandò prima gli antichi dei Giudei, e poi i suoi amici, i quali ultimi dovevano rivolgersi a Gesù in il suo nome e con le sue parole.
(lib. ii de cons. Evang. cap. xx.) Così vediamo che la richiesta dei due figli di Zebedeo fu fatta da loro stessi a Gesù Cristo, secondo S. Marco; (x. 35,) e per bocca della madre, secondo S. Matteo, xx. 20.