L'Epistola di Paolo Apostolo a Tito
introduzione
Benché Tito non godesse di quel grado di intimità con il grande apostolo che univa i cuori di Paolo e Timoteo, apparteneva anche a quella cerchia ristretta di amici che Paolo stimava molto e ai quali affidò missioni molto importanti in relazione alla sua missione apostolica ministero. Tito era greco, gentile, di nascita, Galati 2:3 .
Non sappiamo da quale provincia o città provenisse o quando si convertì. Al tempo del grande incontro di Gerusalemme Paolo lo prese con sé, rifiutando, nel suo caso, di amministrare il rito della circoncisione, per non negare il principio della libertà cristiana. Negli anni successivi troviamo continuamente menzionato Tito come un prezioso collaboratore dell'apostolo. Dopo che Paolo ebbe scritto la prima lettera ai Corinzi, la sua amorevole cura per questa congregazione lo spinse a inviare Tito allo scopo di ottenere informazioni attendibili sulla situazione in quella città.
Fu una missione molto delicata e importante, che colpì l'apostolo così profondamente che non ebbe riposo, ma si recò fino a Troade nella speranza di incontrarvi Tito. E quando la notizia da lui portata si rivelò gioiosa, fu probabilmente Tito a tornare a Corinto con la seconda lettera dell'apostolo. Con questo rapporto instauratosi tra Paolo e Tito, non c'è da meravigliarsi che quest'ultimo sia chiamato «mio proprio figlio secondo la comune fede.
" Tito 1:4 , che Paolo lo credeva capace di affrontare la difficile situazione di Creta, Tito 1:5 , che desiderava la sua compagnia a Nicopoli, Tito 3:12 , e che lo mandò in Dalmazia come suo rappresentante in missione- lavoro, 2 Timoteo 4:10 .
La lettera a Tito fu probabilmente scritta più o meno nello stesso periodo in cui fu inviata la prima lettera a Timoteo e trasmette quasi la stessa impressione di intimità. Dopo il discorso e il saluto iniziale, l'apostolo dà a Tito indicazioni sulla nomina dei vescovi nelle congregazioni cretesi, dopodiché aggiunge alcuni ottimi cenni sul trattamento degli erroristi. Discute poi il modo di trattare con le varie stazioni della Congregazione, riferendosi incidentalmente alla grazia della riconciliazione attraverso Cristo e alla sua potenza santificatrice come base e motivo di una vita veramente cristiana.
Segue quindi un suggerimento sul modo con cui Tito dovrebbe tentare di esortare i cristiani a mostrare obbedienza e mansuetudine nel loro cammino quotidiano, sulla base del lavacro della rigenerazione. Questo metodo di affrontare la situazione presenta un netto contrasto con quello perseguito dai falsi maestri ed entusiasti. La lettera si chiude con alcune commissioni ei consueti saluti che mostrano l'intima comunione tra i cristiani.