Commento di Frederick Brotherton Meyer
Giobbe 31:1-40
la Vita Pulita
Giobbe si era particolarmente guardato dall'impurità, poiché la sua eredità è di calamità e disastri. È sicuro che anche se fosse pesato da Dio stesso non si scoprirebbe in lui alcuna iniquità. Si spinge fino a invocare i risultati più terribili se ha peccato contro il settimo comandamento. È bene per noi se siamo in grado con la stessa sincerità di appellarci al verdetto di Dio e del nostro stesso cuore. Chiediamo allo Spirito Santo di generare in noi purezza e separazione dal peccato, affinché camminiamo con vesti immacolate.
Giobbe protesta anche per l'equità dei suoi rapporti con i suoi servi, adducendo il principio che sta alla base dell'intero insegnamento cristiano sul punto, che tutti siamo stati creati dallo stesso Creatore. Insiste sulla sua benevolenza verso la vedova e l'orfano. Sta attento a mostrare che non ha mancato di fare tutto il bene che era alla sua portata. Ahimè, quanto pochi di noi possono dire altrettanto! Quante occasioni del genere incrociano ogni giorno il nostro cammino, che incuranti lasciamo passare!
Con questo appello Giobbe va alla presenza di Dio e chiede una risposta. Nella forte luce del vangelo siamo troppo profondamente convinti di peccato per osare fare questo, e dobbiamo fare affidamento sui meriti di Cristo. Solo in questi possiamo avvicinarci alla luce increata.