Esposizione di G. Campbell Morgan
1 Corinzi 9:1-27
Le parole: "Questa è la mia difesa a coloro che mi esaminano", rivelano l'opposizione a lui a Corinto. Le due parole, "difesa" ed "esamina", sono puramente legali e sono nel linguaggio dei tribunali di giustizia. L'apostolo parla di sé come in sua difesa e sotto esame. L'apostolo dichiara che il suo diritto almeno nel caso dei Corinzi si basa sulla sua opera. Qualunque sia la relazione che può avere con gli altri, è per loro almeno un apostolo, poiché sono il sigillo stesso del suo apostolato in quanto sono, come ha detto prima, i suoi figli nel Vangelo.
Mentre difendeva i suoi diritti, ne dichiarava l'abbandono in forza di quella costrizione del Vangelo per mezzo del quale si è fatto tutto a tutti gli uomini. Gli stessi principi sono qui rafforzati da un'illustrazione generale. L'apostolo usò la razza come illustrazione e stabilì questo semplice principio: "Corri così da poter raggiungere". L'obiettivo deve essere sempre tenuto in vista e tutta l'azione presente deve essere governata dalla passione per il raggiungimento di tale obiettivo e ricevere la corona. C'e' quindi da avere padronanza di sé in tutte le cose, in modo che ci possa essere la vittoria finale.
Le solenni parole di chiusura raggiungono il cuore stesso dell'argomento. L'apostolo, parlando ora di sé, sempre a scopo illustrativo, dichiara di correre non incerto; che non combatte come battendo l'aria; che porta il suo corpo in schiavitù, anche picchiettando, e tutto questo perché vede la terribile possibilità di essere respinto, anche se è stato un araldo per gli altri; il cui significato più evidente è che l'incapacità di regolare la vita per aiutare gli altri mette in pericolo la nostra stessa salvezza.