Esposizione di G. Campbell Morgan
2 Corinzi 11:1-33
Detto così i veri motivi della gloria, e mentre sta per fare il suo vanto (tale atto essendo stato reso necessario dall'opposizione), l'apostolo ha così poco amore per esso che inizia con le scuse e una dichiarazione molto esplicita della sua motivo più profondo per farlo. È geloso di una gelosia divina, cioè di una gelosia sul modello della gelosia di Dio, che è sempre la gelosia dell'amore ferito.
L'estrema difficoltà del caso era che, mentre predicavano le stesse cose, quelli in opposizione creavano divisioni per personalità, e quindi Paolo era obbligato a salvarli con vanterie personali.
Iniziò questo vantarsi con la straordinaria affermazione che "non era un briciolo dietro i più grandi apostoli". È stato detto che si tratta di un riferimento sarcastico ai falsi maestri, ma è molto più probabile che, in armonia con la sua continua difesa del proprio apostolato, dichiari prima la sua uguaglianza con tutti gli apostoli sulla base della sua nomina divina a questo ufficio.
Seguì poi la triplice gloria nell'esercizio del suo ufficio apostolico tra i Corinzi, nel suo modo, nel suo metodo e nel suo motivo.
Sicché se lui stesso ha bisogno di gloria, sarà nelle cose che riguardano la sua debolezza, mentre chiama Dio a testimoniare la verità delle cose che scrive. E di queste cose di debolezza la prima è la fuga da Damasco, nella quale non c'era nulla: creare lo spirito di vanto carnale, eppure era la sua porta aperta all'apostolato e al servizio.