La quinta profezia era diretta contro la grandezza del Faraone. Ezechiele ricevette l'ordine di rivolgersi al Faraone e alle sue moltitudini. Questo fece, descrivendo prima la sua grandezza. Chiese a pugno: "Chi sei come nella tua grandezza?" A questa domanda rispose descrivendo la grandezza dell'Assiro, l'intenzione evidentemente era che il Faraone applicasse a se stesso quella descrizione. La grandezza dell'Assiria era esposta sotto la figura di un albero maestoso in Libano, che sovrastava tutto il resto, nutrito dalle acque che scorrevano intorno alle sue radici, così grande che tutti gli uccelli si rifugiarono tra i suoi rami e le bestie della terra sotto la sua ombra, così bella che tutti gli alberi dell'Eden lo invidiavano.

Il profeta quindi predisse la distruzione di questa grandezza, prima con la stessa figura, e poi con un'immagine grafica e terribile della discesa del Faraone nello Sheol. L'albero caduto, con i suoi rami spezzati che giacevano lungo tutti i corsi d'acqua, così che gli uccelli del cielo abitavano nella rovina e le bestie si posavano sui rami, aprì la parte terrena della distruzione dell'Egitto. Così grande era stato il potere dell'Egitto che quando il Faraone e le sue schiere scesero negli inferi, tutta la natura ne fu commossa. Le acque si fermarono e il Libano pianse, mentre gli alberi dell'Eden furono consolati. L'applicazione diretta di queste figure al Faraone chiuse la quinta profezia.

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