Esposizione di G. Campbell Morgan
Giacomo 3:1-18
Lo scrittore procedette ora a mostrare l'effetto della fede sulla parola. Cominciando con l'avvertimento contro ogni uomo che si accinge a insegnare, ha proceduto ad affrontare il potere della parola. Paragonò la lingua al morso nella bocca di un cavallo e al timone di una nave. Sicuramente viene suggerito un contrasto tra la lingua incendiata dall'inferno e la lingua di fuoco. La parola attende sempre l'ispirazione, e tale ispirazione viene dalle profondità del male o dallo Spirito del Dio vivente. Segue un contrasto tra la saggezza che viene descritta come "terrena,
animale, diabolico" e la vera saggezza in cui il fatto più profondo è la purezza. La purezza che ne risulta è il carattere descritto come "pacifico", cioè desideroso di pace; "gentile", cioè tollerante; "facile da supplicare, " cioè suscettibile di ragione; "pieno di misericordia", cioè capace di perdonare; e "pieno di buoni frutti", cioè realmente impegnato nella gentilezza; "senza varianza", cioè coerente nel senso di essere equilibrato e regolare nel tono e nel temperamento; "senza ipocrisia", cioè senza inganno o recitazione. La malvagia saggezza produce tempesta e conflitto, conflitto e malizia. La saggezza dall'alto ha le manifestazioni di calma e certezza, di quiete e amore.
Le parole conclusive, "il frutto della giustizia è seminato nella pace per coloro che fanno la pace", suggeriscono la forza propagatrice della pace. Tutto questo insegnamento mostra l'effetto della fede su quel carattere naturale da cui scaturisce la parola, e quindi rivela l'effetto della fede sulla parola stessa.