Esposizione di G. Campbell Morgan
Levitico 21:1-24
L'assoluta necessità della più rigorosa separazione del sacerdote da ogni possibilità di contaminazione è espressa vividamente nelle leggi qui enunciate. Stando come sempre in un luogo di speciale vicinanza a Dio quale mediatore designato del popolo, egli deve, tra tutti gli uomini, manifestare in ogni aspetto esteriore della vita e condurre le caratteristiche di quella santità senza la quale nessun uomo può vedere il Signore. Gli era severamente vietato contaminarsi a contatto con i morti in qualsiasi forma.
Le uniche eccezioni consentite erano nei casi di coloro che erano suoi parenti prossimi. Nel caso del sommo sacerdote anche tali eccezioni non erano ammesse. Non deve toccare una persona morta, anche se è padre o madre.
La necessità della rettitudine all'interno della sua famiglia si rivela nell'unica fiammeggiante dichiarazione che se la figlia di un sacerdote si contamina, profana il padre e deve essere bruciata con il fuoco.
Inoltre era previsto che nessun storpio di alcun genere esercitasse l'ufficio sacerdotale. L'avvicinamento a Dio richiedeva la perfezione in tutto l'uomo e, per quanto era possibile rivelarlo con simboli esterni, lo si faceva nel caso del sacerdote. Un tenero riconoscimento del fatto che la colpa può non essere attribuita all'uomo in materia di difetto si trova nel provvedimento che possa mangiare del pane di Dio ma non lo deve offrire.