L'apostolo aveva sempre in mente il Maestro stesso quando parlava della giustizia di Dio. L'idea di quella giustizia, sostenuta da Israele, era dovuta alla loro incomprensione della legge scritta, alla loro ignoranza del suo vero significato, perché non avevano conosciuto Cristo. Paolo sapeva perfettamente che niente costringe così presto un uomo a cessare di cercare di stabilire la propria giustizia come una visione della giustizia di Dio. Sulla via di Damasco andava a stabilire la propria giustizia; ma una visione della giustizia di Dio lo portò subito alla posizione di sottomissione ad essa.

L'apostolo ha quindi discusso la via della giustizia secondo il piano di Dio in contrasto con il tentativo che Israele stava facendo per stabilire la propria giustizia. La grande affermazione è fatta nelle parole: "Cristo è il fine della legge per la giustizia per chiunque crede".

Una serie di domande rivela l'importanza dell'opera di predicazione del Vangelo. Non si può invocare Uno in cui non si crede; non ci può essere fede in Uno di cui non si sente parlare; non ci può essere udito senza un predicatore.

Tra il numero di coloro che udirono la buona novella pubblicata dai messaggeri missionari, solo alcuni furono eletti. Erano tali non solo uditi, ma ascoltati e creduti. L'ultima citazione di Isaia definisce esattamente l'atteggiamento divino: le mani tese continuamente verso un popolo ribelle. La volontà di Dio è la salvezza di tutti questi, ed Egli ha eletto alla salvezza coloro che credono.

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