Esposizione di G. Campbell Morgan
Salmi 118:1-29
Questo è il sesto e ultimo dell'Hallel. È il canto della vittoria perfetta ed è stato indubbiamente predisposto per essere cantato dal corteo trionfale mentre si dirigeva al Tempio per il ringraziamento e il culto. È quasi impossibile tracciarne le divisioni in questo modo. Quanto al suo oggetto può essere così suddiviso:
Introduzione. La chiamata alla lode (vv. Sal 118,1-4).
Il triplice Cantico d'Israele, di Aronne, del Popolo (vv. Sal 118,5-27).
Conclusione (vv. Sal 118,28-29).
La chiamata è di lodare in modo specifico la perenne misericordia di Geova. Si rivolge a Israele come il servitore ideale; alla casa di Aaronne come sacerdozio; a tutti quelli che temono il Signore. A questa chiamata Israele personificava le prime risposte in un canto che racconta la storia di angoscia e di liberazione che aveva caratterizzato la storia dei lunghi anni (vv. Sal 118,5-18). L'Aronne come sacerdote, che aveva il diritto di entrare per tutte le porte, riprende il canto, e li sfida ad ammetterlo, rallegrandosi per l'esaltazione di Geova nei suoi confronti (vv.
Sal 118,19-22). Allora il popolo canta la meraviglia delle azioni del Signore e si consacra a Lui (vv. Sal 118,23-27). Infine il salmista suona la nota del ringraziamento personale che termina con un invito alla lode. Questo è preminentemente il canto di trionfo del Cristo, Lui il Servo ideale, Lui il perfetto Sacerdote, Lui il Capo del popolo. Quanto significavano per Lui tutte queste parole mentre le cantava quella notte nel cenacolo.