Questo è l'ultimo dei quattro salmi, e sia rispetto al senso di impotenza che di sicurezza in Dio, è più vivido e sorprendente di entrambi. Per quanto riguarda la situazione umana, è un grido di disperazione, e davvero terribile. La vita è colpita, lo spirito è sopraffatto e l'intera lamentela si conclude con una dichiarazione: "Il mio cuore dentro di me è desolato". Quell'ultima parola “desolato” ha in sé il singhiozzo di un mare spento. Eppure il salmo si apre con un vivo grido a Geova e, dopo la dichiarazione di necessità, si conclude con un determinato atto di fede.

Nella situazione di completa impotenza l'anima si prepara alla sua preghiera, e le parole che indicano il metodo di preparazione sono interessanti. “Ricordo... medito... rifletto”. La questione di questo è immediatamente dichiarata: "Ho steso le mie mani verso di te". La serietà dell'anima si manifesta nelle urgenze che seguono. “Sbrigati... non nascondere il tuo volto... fammi sentire.

.. fammi sapere... liberami... insegnami... vivificami. La consacrazione personale in questo sforzo di impadronirsi della risorsa infinita è manifesta nelle affermazioni. "In te confido... a te vivo la mia anima... fuggo a te per nascondermi" e infine "sono tuo servo". Attraverso tutta l'urgenza e la serietà si manifesta anche una fiducia incrollabile. “Tu sei il mio Dio” è la parola centrale attorno alla quale si raccolgono tutti gli altri.

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