Salmi 27:1-14
1
2 Quando i malvagi che mi sono avversari e nemici, m'hanno assalito per divorar la mia carne, eglino stessi han vacillato e sono caduti.
3 Quand'anche un esercito si accampasse contro a me, il mio cuore non avrebbe paura; quand'anche la guerra si levasse contro a me, anche allora sarei fiducioso.
4 Una cosa ho chiesto all'Eterno, e quella ricerco: ch'io dimori nella casa dell'Eterno tutti i giorni della mia vita, per mirare la bellezza dell'Eterno e meditare nel suo tempio.
5 Poich'egli mi nasconderà nella sua tenda nel giorno dell'avversità, m'occulterà nel luogo più segreto del suo padiglione, mi leverà in alto sopra una roccia.
6 Già fin d'ora il mio capo s'eleva sui miei nemici che m'attorniano. Io offrirò nel suo padiglione sacrifici con giubilo; io canterò e salmeggerò all'Eterno.
7 O Eterno, ascolta la mia voce, io t'invoco; abbi pietà di me, e rispondimi.
8 Il mio cuore mi dice da parte tua: Cercate la mia faccia! Io cerco la tua faccia, o Eterno.
9 Non mi nascondere il tuo volto, non rigettar con ira il tuo servitore; tu sei stato il mio aiuto; non mi asciare, non m'abbandonare, o Dio della mia salvezza!
10 Quando mio padre e mia madre m'avessero abbandonato, pure l'Eterno mi accoglierà.
11 O Eterno, insegnami la tua via, e guidami per un sentiero diritto, a cagione de' miei nemici.
12 Non darmi in balìa de' miei nemici; perché son sorti contro di me falsi testimoni, gente che respira violenza.
13 Ah! se non avessi avuto fede di veder la bontà dell'Eterno sulla terra de' viventi!
14 Spera nell'Eterno! Sii forte, il tuo cuore si rinfranchi, sì, spera nell'Eterno!
Il vero significato di questo salmo è quello dell'esperienza del culto. È alquanto strano che il notevole contrasto tra la prima (vv. Sal 27,1-6) e la seconda (vv. Sal 27,7-14) abbia fatto pensare che due uomini abbiano scritto il salmo, o se una persona è l'autore, deve averli scritti in tempi diversi. Il salmo rivela il vero atteggiamento e l'esercizio dell'anima adorante. Lode e preghiera si susseguono nel loro vero ordine. Innanzitutto l'offerta di lode dovuta alla coscienza di Geova. L'effusione del bisogno del cuore all'Unico adorato.
La concezione di Dio rivelata nella prima metà rende possibile l'abbandono delle istanze nella seconda. Il Dio che è luce, salvezza e forza, che si nasconde nel suo padiglione e solleva l'anima sulla roccia, è proprio Colui il cui volto di uomo, abbandonato dal padre e dalla madre, perseguitato dagli avversari e calunniato dai nemici, sarà fare appello più facilmente. Questo è il significato dell'ingiunzione del verso finale.
Quando l'osanna languisce sulle nostre lingue è perché non cominciamo con Geova. Vederlo prima nell'ora della comunione, e lodarlo, è poter senza riserve riversare nel suo orecchio tutta la storia del nostro dolore, e sapere che quando l'anima lo implora di non scacciare, può affermare con fiducia: “Geova mi accoglierà”.