Il commento di Peter Pett alla Bibbia
2 Tessalonicesi 2:16,17
«Ora lo stesso Signore nostro Gesù Cristo, e Dio nostro Padre, che ci ha amati e ci ha dato per mezzo della grazia consolazione eterna e buona speranza, conforta i vostri cuori e stabiliteli in ogni opera e parola buona».
Questo verso è notevole nelle sue implicazioni. Era consuetudine di Paolo mettere al primo posto 'Dio nostro Padre' nei suoi saluti ( 2 Tessalonicesi 1:1 ). Eppure qui (e in 2 Corinzi 13:14 ) mette al primo posto 'nostro Signore Gesù Cristo'.
Inoltre la combinazione è seguita dall'uso del singolare e dei verbi singolari 'comfort' e 'stabilire' che devono riferirsi ad entrambi agire insieme come Uno. È una chiara espressione di co-uguaglianza e unità.
'Chi ci ha amato e ci ha dato il conforto eterno e la buona speranza attraverso la grazia.' Che mondo di significato è riassunto in queste parole. In esso è racchiuso tutto il destino di un cristiano. Prima è venuto l'amore, un amore che va dall'eternità, che include il dono di sé per noi ( Galati 2:20 ). E poi la conseguenza di quell'amore, eterno rafforzamento e consapevolezza della Sua presenza (parakaleo), e buona speranza, santificazione e glorificazione. E tutto questo per amore e favore immeritati di Dio, 'per grazia'. A causa della natura di Coloro che lo realizzano, è completamente esauriente, a causa della sua fonte è infallibile.
L'amore di Dio per l'uomo e la speranza per il futuro erano due elementi mancanti nelle tradizioni di quel mondo antico. L'uomo vedeva se stesso come il giocattolo degli dei e il futuro come un cerchio infinito di disperazione. Ma qui Paolo potrebbe sottolineare la profonda e amorosa sollecitudine di Dio e la sicura speranza che ci attende attraverso l'opera di Dio interiore.
'E stabilirli in ogni buona opera e parola.' Come sempre Paolo non può fermarsi con la teologia. Deve produrre i suoi frutti in azione. Non ci può essere grazia e misericordia di Dio che non sia accompagnata nella vita degli uomini dalla fecondità. E questa è una fecondità sia di lavoro che di parola. Regolarmente mettiamo al primo posto la 'parola', la predicazione del Vangelo, ma Paolo mette al primo posto il 'lavoro'. Un Vangelo che non si rivela nell'amore e nelle buone opere non è Vangelo.