Il commento di Peter Pett alla Bibbia
Atti degli Apostoli 25:20-21
“Ed io, perplesso su come informarmi di queste cose, gli domandai se sarebbe andato a Gerusalemme e là sarebbe stato giudicato di queste cose. Ma quando Paolo ebbe fatto appello per essere trattenuto per decisione dell'imperatore, io ordinai che fosse trattenuto finché non lo avessi mandato da Cesare».
Il risultato fu che perplesso su come affrontare tali questioni aveva chiesto a Paolo se era disposto a mettersi nelle mani di una corte ebraica, con Festo stesso a presiedere per garantire il fair play ( Atti degli Apostoli 25:9 ), affinché questi le cose potrebbero essere decise da esperti ebrei. Questa gli era sembrata la soluzione migliore.
Chi meglio decide queste questioni? (Non era ancora a conoscenza della complessità della mente ebraica, né della composizione e delle diverse credenze di quella corte, e delle profonde divisioni al suo interno. Né di quanto fossero abili i capi dei sacerdoti a ottenere la propria strada. Né lo era ma consapevole del forte sentimento nazionale e del bigottismo religioso che esisteva tra gli ebrei, né aveva riconosciuto che sarebbe stato quasi un caso che gli accusatori fossero anche giudici).
Ma Paolo non era stato contento di un simile suggerimento e aveva fatto appello a Cesare perché decidesse la questione, che era un suo diritto. Così aveva comandato che fosse tenuto in custodia finché non fosse stato in grado di mandarlo da Cesare. Ma ora aveva il dilemma di quali accuse doveva chiedere a Cesare di giudicarlo.