«E subito la seconda volta il gallo dell'equipaggio. E Pietro ricordò la parola, come gli aveva detto Gesù: «Prima che il gallo canti due volte mi rinnegherai tre volte». E quando ci ha pensato ha pianto».

Il coraggioso Peter, sempre pronto a correre nel pericolo, coraggioso fino alla fine. Ma non capace dei nervi freddi e d'acciaio della spia. Sapeva di aver deluso il suo Maestro. E pianse. Come deve averlo sentito profondamente. Ci vorrebbe il perdono del Maestro per permettergli di perdonare se stesso. È un avvertimento che in tempi di persecuzione è follia correre deliberatamente in pericolo. Così facendo ci renderemmo vulnerabili. La grazia di Dio non è data arbitrariamente.

"E subito la seconda volta l'equipaggio del gallo." Nessun altro avrebbe prestato molta attenzione al gallo, ma per Peter era un'espressione di condanna e di derisione. Sarebbe stato come se il cazzo gli avesse sputato addosso.

"Prima che il gallo canti due volte." Non necessariamente lo stesso cazzo, ma lo stesso suono.

"Negami tre volte." Una triplice negazione sarebbe vista come una totale negazione. Ma solo Peter lo sapeva. Eppure ha detto al mondo. Voleva che sapessero quanto Gesù era stato buono con lui e come lo aveva perdonato quando non poteva perdonare se stesso.

"Quando ci ha pensato." Questo si traduce 'epibalon', a 'gettare, gettarsi, pensare, mettere a'. È problematico. Così alcuni hanno tradotto: 'si gettò il mantello sul capo', 'si gettò a terra', 'si mise a piangere'. Forse indica che 'si gettò nel pensiero', indicando la natura violenta della realizzazione.

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