'Ora questo è avvenuto, affinché si adempisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta, dicendo:'

Ma Matteo poi fa notare ancora una volta che stava avvenendo un ulteriore compimento del messaggio profetico dell'Antico Testamento. Le Scritture giungevano al culmine in Gesù ( Matteo 5:17 ). La citazione è infatti tratta da due luoghi, Isaia 62:11 e Zaccaria 9:9 9,9 .

Ma in entrambi i casi c'è una notevole omissione. Isaia 62:11 dice: "Dì alla figlia di Sion, ecco viene la tua salvezza", ma Matteo elimina 'salvezza' sostituendolo con 'Re' da Zaccaria 9:9 ; Zaccaria 9:9 poi dichiara: «Ecco il tuo re che viene a te, è giusto e ha la salvezza, umile e cavalca un asino, e sopra un puledro un puledro d'asino».

Anche in questo caso il riferimento alla salvezza viene abbandonato. Quindi in entrambi i casi Matteo abbandona deliberatamente il riferimento alla salvezza. Confronta anche Giovanni 12:15 dove anche Giovanni lascia cadere il riferimento alla salvezza, ma lì Giovanni include le parole 'non temere', sottolineando l'umiltà del Re e che non è venuto con intenti bellicosi o dannosi.

Quindi la mancata menzione della salvezza non deve essere vista come una minaccia. Piuttosto è un triste riconoscimento del fatto che Gerusalemme nel suo insieme non riconoscerà né risponderà alla salvezza che è venuto a portare, pensiero che continua ad essere sottolineato in tutto ciò che segue, ed è sottolineato negli Atti, dove nonostante la gloriosa risposta iniziale Gerusalemme alla fine si indurisce contro Gesù.

D'altra parte, per coloro che sono pronti a rispondere a Lui, il messaggio di fondo è che la salvezza è disponibile, perché tutti coloro che conoscevano le loro Scritture riconoscerebbero che dietro la venuta del Re in termini di queste due citazioni la salvezza era nell'aria.

Dobbiamo quindi concludere che non è corretto dire che Gesù con il suo atto stava facendo un'offerta di salvezza a Gerusalemme che non fu accolta. Un tale pensiero è deliberatamente escluso dalle omissioni sia di Matteo che di Giovanni. È piuttosto da vedere come un'indicazione che il loro Re era venuto, ma che Egli era consapevole che, a parte i tanti il ​​cui cuore era aperto, (cosa rivelata dall'acclamazione delle folle), Gerusalemme non era nel complesso in una stato del cuore che li rendeva pronti a ricevere la sua salvezza. Il suo atto quindi è una dichiarazione più che un'offerta, e lo identifica come il Re che viene come il Servo sofferente, qualcosa che è stato il messaggio continuo di Matteo da sempre.

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