Il commento di Peter Pett alla Bibbia
Matteo 26:25
E Giuda, che lo tradì, rispose e disse: "Sono io, rabbino?" Gli dice: "Hai detto". '
Alle sue parole Giuda il Traditore lo guardò, senza dubbio non poco turbato, e lo sfidò dicendo: 'Rabbi, sono io?' E Gesù rispose: "Sei tu che l'hai detto". È stata un'affermazione positiva indiretta che ha ribaltato la domanda sull'interrogante. Lo sapeva perché era colpevole! Ora Giuda non poteva avere dubbi sul fatto che Gesù sapesse cosa c'era nel suo cuore. Ma ora il suo cuore era indurito e non poteva tirarsi indietro.
La sua domanda, come per gli altri discepoli, è posta in una forma che dimostra che si aspettava una risposta negativa. Come poteva fare altrimenti in una stanza affollata? Ma forse aveva ancora sperato di non essere scoperto. Ora, invece, sapeva diversamente.
È interessante notare che nel Vangelo di Matteo Giuda è l'unico raffigurato mentre si rivolge a Gesù chiamandolo "rabbino". Matteo non sente di poter mettere la parola 'Signore' sulle labbra di Giuda come aveva fatto con gli altri discepoli (che potrebbe anche essere una traduzione di Rabbi, 'il mio Grande'). La parola sulle labbra di Giuda non è tradotta dall'ebraico/aramaico, forse perché Matteo sta facendo emergere che Giuda apparteneva all'antico giudaismo, all'Israele che ora era rifiutato.
Non si era trasferito nel nuovo. Era la chiara conoscenza di Gesù delle sue attività che ora fece precipitare Giuda in un'azione prematura? O il tradimento era già programmato per quella notte? Non lo sapremo mai. Ma da quel momento Giuda fu condannato, perché invece di crollare nel pentimento indurì il suo cuore e la sua opportunità gli era sfuggita.