Avendo brillato la sua luce su di loro (4:16), i suoi discepoli devono essere la luce del mondo.

In Matteo 4:16 si vedeva una grande luce che veniva nel mondo in Gesù Cristo, e che splendeva sulla Galilea, rivelando Dio e se stesso al popolo. Ora i discepoli devono riconoscere che hanno una funzione simile, per essere una luce per il mondo (notare l'unicità implicita dal sostantivo singolare). E devono garantire che quella luce risplenda per un solo scopo, per portare gloria a Dio in Cielo.

Non è un caso che Matteo abbia parlato della luce che viene, prima di descrivere l'insegnamento di Gesù su di loro come la luce del mondo. Possiamo ragionevolmente presumere da quanto disse Matteo che Gesù li avesse preparati anche a questo parlando in modo simile.

Analisi.

a Tu sei la luce del mondo.

b Una città situata su una collina non può essere nascosta.

c Né gli uomini accendono una lampada e la mettono sotto la misura del moggio, ma sul supporto.

d E risplende a tutti coloro che sono nella casa.

c Anche così risplenda la tua luce davanti agli uomini,

b affinché vedano le tue buone opere,

a E glorifica il Padre tuo che è nei cieli.

Si noti che in 'a' sono la 'luce' del 'mondo', e parallelamente 'glorificano' il loro Padre in 'Cielo'. Con le loro azioni sulla terra devono portare il Cielo sulla terra. In 'b' sono come una città su un colle visibile a tutti, e parallelamente le loro buone opere devono essere visibili a tutti (per le giuste ragioni, non allo stesso modo dei farisei). In 'c' gli uomini accendono una lampada, e in parallelo i discepoli facciano risplendere la loro luce davanti agli uomini. Al centro in 'd' è per brillare a tutti coloro che sono in casa.

Ma si noti anche che c'è l'affermazione principale seguita dalla progressione. Sono la luce del mondo. Non possono quindi essere nascosti. Né si dovrebbe tentare di nasconderlo. Piuttosto dovrebbe essere permesso di brillare. Allora gli uomini glorificheranno Dio in cielo. (Il duplice schema continua).

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