'E vennero da lui, e lo svegliarono, dicendo: "Salva, Signore, noi periamo".'

Avrebbero combattuto il più a lungo possibile (l'orgoglio era in gioco), ma alla fine, senza speranza (letteralmente "siamo morti"), si sono fatti strada attraverso l'acqua che stava riempiendo la barca, aggrappandosi per cara vita mentre i venti ululanti soffiavano continuamente intorno a loro e si dirigevano verso il punto in cui Gesù giaceva privo di sensi a poppa della barca. Una volta là, senza dubbio, Lo scossero vigorosamente, e poi gridarono: 'Signore, salvaci.

Stiamo morendo.' (Confronta il grido del lebbroso in Matteo 8:2 ). Avevano abbastanza esperienza per sapere che la barca non poteva durare ancora a lungo. Fu il loro ultimo grido disperato e piuttosto disperato. Erano condannati. Così nel loro terrore si erano rivolti all'ultima speranza, anche se si doveva ritenere probabile che non fossero nemmeno sicuri che Lui potesse fare qualcosa, perché la tempesta era implacabile e forse anche peggiorando.

Ma con quanta facilità non ci fermiamo a pensare quando leggiamo queste ben note narrazioni. Dimentichiamo che questo sta trasmettendo l'idea di quello che è successo. Ma c'erano un certo numero di uomini terrorizzati su quella barca e come tali si erano fatti strada verso Gesù. E ora Lo circondarono. E ci sarebbero state un certo numero di voci disperate, non solo una, e tutte in preda al panico. E tutti urlerebbero parole diverse. Questo è solo il succo di tutto. 'Salvaci, Signore, stiamo andando giù.' "Non ti interessa che stiamo morendo?" 'Maestro, maestro, siamo persi.' 'Signore, fa' qualcosa!'

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