"Ora noi che siamo forti dobbiamo sopportare le infermità dei deboli (impotenti) e non accontentarci".

Paolo inizia con l'affermazione generale, da leggere alla luce del capitolo precedente, che «noi che siamo forti» dobbiamo tenere in considerazione gli «impotenti», «portando le loro infermità», così come Cristo «sopportò le nostre infermità». ( Isaia 53:4 ). La frase che usa Paolo probabilmente ha in mente Isaia. Ciò includerà il vivere in assoggettamento tra i loro fratelli e sorelle più deboli, mentre tra loro, alle cose che nella loro debolezza considerano necessarie per la vita religiosa, ma ha anche una più ampia applicazione.

Paolo trae una lezione generale dalla situazione particolare. Dobbiamo cercare di compiacere gli altri piuttosto che noi stessi in tutte le cose che sono di relativa irrilevanza in modo da "sopportare le loro infermità". Che si tenga presente un principio più generale è confermato dal cambio di vocabolario, non si parla più di 'deboli' ma di 'impotenti'. Pertanto l'affermazione deve avere un'applicazione più ampia, pur tenendo presente la situazione precedente.

Ricordiamo qui Filippesi 2:5 dove c'è la stessa ingiunzione di seguire l'esempio dell'umiltà di Cristo per il bene degli altri.

Continua dopo la pubblicità
Continua dopo la pubblicità