«Vi raccomando Febe nostra sorella, che è serva della chiesa che è a Cencrea, di riceverla nel Signore, degna dei santi, e di assisterla in qualunque cosa abbia bisogno di voi, perché anche lei stessa è stata un aiuto di molti e di me stesso».

Phoebe potrebbe benissimo essere stata quella che portò la lettera di Paolo a Roma. Le lettere di lode erano una caratteristica costante dei tempi e consentivano ai viaggiatori di trovare accoglienza in luoghi dove loro stessi erano sconosciuti. È descritta come "una serva (diakonon) della chiesa che è a Cencreae" (8 miglia da Corinto), un servizio che viene adempiuto essendo "l'aiuto di molti". Questo probabilmente si riferisce all'aiuto compassionevole ai poveri e ai malati, e forse al ministero tra le donne, piuttosto che all'aiuto ministeriale ufficiale.

"E a me stesso" indica che le designazioni non devono necessariamente essere considerate ufficiali. È dubbio che in quel momento c'erano delle "diaconesse" ufficiali nelle chiese, ma in caso contrario Phoebe ci si avvicinò chiaramente.

Ella doveva essere 'accolta nel Signore', cioè accettata come autentica compagna di cristiani, e 'degna dei santi (compagni di fede)', cioè come si addice a coloro che amano i loro fratelli e sorelle. Era chiaro che aveva uno scopo nel venire a Roma, uno scopo che avrebbe potuto necessitare dell'assistenza della "gente del posto" e lui esorta la chiesa a provvedere a quel bisogno, dato che è stata regolarmente una fornitrice di assistenza ai bisognosi , e anche a se stesso.

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