Il commento di Arthur Peake alla Bibbia
Genesi 19:30-38
Le figlie di Lot, temendo che, con l'eccezione del padre e di se stesse, l'umanità sia perita, sentono che su di loro grava la responsabilità di perpetuare la razza. Il loro solo padre è disponibile, ed è vecchio; è quindi necessario un intervento tempestivo. Ma poiché si rendono conto che non sentirà la pressione della situazione con la sua responsabilità di trasgredire volontariamente i normali limiti della moralità, lo fanno ubriacare affinché possano assicurarsi la sua inconscia collaborazione.
Il piano riesce, e ad esso Moab e Ammon devono la loro origine. La storia testimonia la parentela che gli ebrei sentivano esistere tra loro e questi popoli, è raccontata senza commenti, ma il narratore ebraico difficilmente approverebbe. Se, come non è improbabile, è la storia raccontata dai Moabiti e dagli Ammoniti, è raccontata in onore di loro stessi e delle due donne. Sono del ceppo più puro, e in una disperata emergenza le figlie di Lot sono arrivate a questo espediente disperato.
Non c'è traccia di vergogna o desiderio di occultamento; essi stessi danno ai loro figli i nomi trasparenti, Moab, da un padre, e Ben-Ammi, figlio di un parente di mio padre. C'è un parallelo interessante (notato anche da Bennett) in Morris-' Sigurd the Volsung, Libro I, dove Signy assicura sotto mentite spoglie la nascita di Sinfiotli, essendo suo padre suo fratello. Poiché Zoar fu risparmiato, è curioso che le donne disperassero di un'unione non incestuosa; la storia potrebbe, quindi, essere stata originariamente indipendente da Genesi 19:1 e raccontata di una catastrofe universale come il Diluvio.