Il commento di Arthur Peake alla Bibbia
Giovanni 1:9-13
L'Opera della Luce prima dell'Incarnazione. Ma in verità la luce, che illumina ogni uomo, veniva sempre nel mondo. Forse Giovanni 1:9 significa che quando Giovanni era testimone, la vera luce stava per venire ed era proprio nel mondo che aveva creato, sebbene gli uomini non Lo conoscessero. Ma questa interpretazione è meno naturale.
Era sempre nel mondo che aveva creato, sebbene ignorasse il suo Creatore. La sua venuta era in suo possesso . Ma i suoi non lo riconobbero. Parlando di questo fallimento lo scrittore pensa principalmente, ma forse non esclusivamente, agli ebrei. Ma il fallimento ha avuto le sue eccezioni. E coloro che in tutte le nazioni l'hanno ricevuto, hanno ottenuto la vita superiore dello spirito, in cui è entrata una nascita da Dio, con la quale i motivi carnali e la discendenza fisica non hanno nulla a che fare.
L'uso fatto dagli gnostici di questo versetto per supportare le loro teorie sul seme spirituale potrebbe aver portato alla sostituzione del singolare che è nato, il che ha fatto riferirsi alle parole a Cristo. Il contesto richiede chiaramente il plurale che è nato, così che le parole descrivono il metodo della rinascita spirituale di coloro che hanno ricevuto il Logos. [Vista l'importanza del passo, va forse detto che vi sono forti evidenze per il singolare (Tertulliano, Irenæus, il Codex Veronensis dell'Antico Latino VS, probabilmente Metodio, forse Giustino Martire).
Il singolare conduce bene a Giovanni 1:14 , e il collegamento con ciò che precede è buono, la filiazione dei cristiani riposa sulla sua filiazione. In particolare la triplice affermazione negativa molto enfatica di Giovanni 1:13 sembra essere diretta contro alcuni che affermavano il contrario, e tale negazione era molto più probabile che fosse della concezione soprannaturale di Cristo che della generazione divina dei cristiani in senso spirituale.
Il singolare si trova, tuttavia, in nessun gr. SM.; potrebbe aver avuto origine in latino dall'ambiguità del pronome relativo latino ( qui); e potrebbe essere stato introdotto per affermare la concezione soprannaturale. Harnack ha recentemente (luglio 1915) in una lunga discussione, Zur Text-kritik und Christologie der Schriften des Johannes, ha concluso per diversi motivi che il plurale non può essere accettato e che il passaggio si riferiva originariamente alla concezione vergine.
Ma ritiene che anche questo non sia in atto in questo contesto. Pensa che il versetto sia stato aggiunto a margine come commento alle parole E il Verbo si fece carne in un tempo molto precoce e nel circolo giovanneo. Correva Egli fu generato, ecc., essendo il pronome relativo assente come nel Codex D, il Vercellensis (latino), e forse in Tertulliano. Quando le parole furono recepite nel testo il parente fu inserito da alcuni.
ASP] Per l'opera del Logos tra gli uomini prima dell'Incarnazione cfr. Giovanni 12:40 (Isaia) e forse Giovanni 8:56 (Abramo). Meno naturale è l'interpretazione che trova in questi versetti un resoconto anticipato dell'opera del Logos Incarnato, fuori luogo prima della dichiarazione culminante di Giovanni 1:14