Commento critico ed esplicativo
1 Re 20:13
Ed ecco, un profeta venne da Acab re d'Israele, dicendo: Così dice l'Eterno: Hai visto tutta questa grande moltitudine? ecco, oggi lo darò nelle tue mani; e tu saprai che io sono il SIGNORE.
Ecco, un profeta venne ad Achab. Sebbene il re e il popolo d'Israele lo avessero offeso in modo molto grave, Dio non li aveva completamente scacciati. Egli nutriva ancora disegni di misericordia verso di loro, e qui, sebbene non richiesto, diede loro una prova evidente del Suo interesse per loro, mediante l'annuncio animato di un profeta, che il Signore avrebbe quel giorno consegnato nelle sue mani le potenti schiere del nemico, mediante mezzo di una banda piccola, debole, inadeguata. Conformemente alle istruzioni del profeta, 232 giovani andarono coraggiosamente verso l'accampamento del nemico, mentre altri 7.000, apparentemente volontari, seguirono a poca distanza, o si piazzarono alla porta, per essere pronti a rinforzare quelli che stavano davanti, se l'occasione lo richiedeva.
Ben-Adad, con i suoi vassalli e principi, erano già, a quell'ora, appena a mezzogiorno, nelle loro coppe; e sebbene informato di questa compagnia che avanzava, confidando nei suoi numeri, o forse eccitato dal vino, ordinò; con indifferenza, gli orgogliosi intrusi da prendere vivi, siano essi venuti con intenzioni pacifiche o ostili. Era più facile a dirsi che a farsi: i giovani colpirono a destra e a manca, facendo un terribile scempio tra i loro preposti aguzzini, e il loro attacco, insieme alla vista dei 7.000, che presto si precipitarono in avanti per mischiarsi nella mischia, creò il panico in l'esercito siriano, che subito si diede alla fuga. Lo stesso Ben-Adad sfuggì all'inseguimento dei suoi vincitori su un cavallo veloce, circondato da uno squadrone di guardie a cavallo.
Questa gloriosa vittoria, ottenuta così facilmente e con una forza così esigua opposta a numeri schiaccianti, è stata concessa affinché Acab e il suo popolo potessero sapere ( 1 Re 20:13 ) che Dio è il Signore. Ma non leggiamo di questo riconoscimento, né di sacrifici offerti in segno della loro gratitudine nazionale. (Vedi 'Scrittura Testimonianza' di Pye Smith, p. 353).