Commento critico ed esplicativo
1 Re 20:35
E un certo uomo dei figli dei profeti disse al suo prossimo nella parola del SIGNORE: Colpiscimi, ti prego. E l'uomo si rifiutò di colpirlo.
Colpiscimi. Si suppone che questo profeta ( 1 Re 20:8 ) fosse Michea. Il rifiuto del prossimo di percuotere il profeta era manifestamente sbagliato, in quanto si trattava di una negazione dell'aiuto necessario a un profeta nell'adempimento di un dovere al quale era stato chiamato da Dio, ed era severamente punito, come un faro per avvertire altri (vedi le note a 1 Re 13:2 ). In generale, si può notare, che le stesse azioni e parole di un profeta durante l'estasi profetica erano simboliche. Nel caso in esame, il rifiuto dell'uomo a cui era stato chiesto di colpire il profeta eccitato era moralmente buono, nel presupposto che la cosa non era stata comandata dallo Spirito, e che gli uomini non sapevano ma il profeta poteva essere disordinato in il suo intelletto.
Ma tuttavia fu un rifiuto sbagliato, poiché la persona a cui si rivolse, essendo ovviamente un amico che era a conoscenza dell'ufficio profetico di Michea, avrebbe dovuto ottemperare alla richiesta, e l'uomo fu, a causa del rifiuto, ucciso da un Leone. L'altro individuo, che obbedì al comandamento colpendo il profeta in modo da ferirlo, fece bene, perché quell'azione serviva allo scopo del profeta, il cui colpo rappresentava simbolicamente che Achab doveva essere colpito; e l'incredulità del primo, seguita dalla sua distruzione, rappresentava l'incredulità del re, che doveva dunque perire in modo simile. Il profeta trova un assistente volenteroso, e poi, in attesa di Acab, conduce inconsapevolmente il re, alla maniera parabolica di Natan ( 2 Samuele 12:1 ), a pronunciare la propria condanna, (vedi le note a1 Re 21:1 .)